Dall’incipit del libro:
Nel principio di questo secolo, si pubblicava a Roma la Visione d ‘ un frate Alberico, monaco di Montecassino, e subito si vide accapigliarsi l ‘ irrequieta moltitudine dei comentatori. Da un lato si voleva, in quella strana leggenda, trovar la prima idea del poema sacro; e dall ‘ altro, si gridava allo scandalo contro chi poteva veder somiglianza tra le divine immagini del poeta, e i sogni puerili d ‘ un frate ignorante. Ma questa battaglia cessò presto, e non si seppe mai chi aveva ottenuto la vittoria. Gli avversari sembravano stanchi d ‘ aver tirato dei colpi in aria, senza risultato; il pubblico non capiva, perchè uno scritto così povero sollevasse tanto rumore; e per un pezzo non s ‘ è udito più ragionar di frate Alberico. In questo mezzo, però, si trovava nelle letterature straniere un gran numero di simili leggende, che parevano avere colla Divina Commedia i medesimi rapporti. Storici ed eruditi, come Ozanam, Labitte, Wright e tanti altri, non esitarono punto a dire, che Dante ritrovò l ‘ idea del suo poema in tutto il secolo; che la Francia, la Germania, tutta l ‘ Europa avevano contribuito in qualche modo alla Divina Commedia.


