L’Eneide di Virgilio qui pubblicata è stata tradotta da Annibale Caro (1507-1566), che ha volontariamente modificato il testo originale nei vv. 772-782, inserendovi un episodio legato alle satire dei villani.

Dall’incipit del libro:

Quell’io che già tra selve e tra pastori di Titiro sonai l’umil sampogna, e che, de’ boschi uscendo. a mano a mano fei pingui e cólti i campi, e pieni i vóti d’ogn’ingordo colono, opra che forse agli agricoli è grata; ora di Marte L’armi canto e ‘l valor del grand’eroe che pria da Troia, per destino, a i liti d’Italia e di Lavinio errando venne; e quanto errò, quanto sofferse, in quanti e di terra e di mar perigli incorse, come il traea l’insuperabil forza del cielo, e di Giunon l’ira tenace; e con che dura e sanguinosa guerra fondò la sua cittade, e gli suoi dèi ripose in Lazio: onde cotanto crebbe il nome de’ Latini, il regno d’Alba, e le mura e l’imperio alto di Roma. Musa, tu che di ciò sai le cagioni, tu le mi detta. Qual dolor, qual onta fece la dea ch’è pur donna e regina de gli altri dèi, sí nequitosa ed empia contra un sí pio?

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titolo:
Eneide
titolo per ordinamento:
Eneide [traduzione Caro]
autore:
opera di riferimento:
L' Eneide di Virgilio nella traduzione di Annibal Caro Ulrico Hoepli Editore S.p.A. Milano 1991
licenza:

data pubblicazione:
21 luglio 1998
opera elenco:
E
ISBN opera di riferimento:
88-203-1919-5
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Amedeo Marchini
pubblicazione:
Alberto Barberi
revisione:
Enrico Flaiani, efl@iol.it
traduzione:
Annibal Caro