Contiene:
I. STORIA.
La politica degli Stati italiani dal 1831 al 1846. ROMUALDO BONFADINI.
La vecchia Italia. GUGLIELMO FERRERO.
Il brigantaggio meridionale durante il regime borbonico. FRANCESCO S. NITTI.
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Il Vescovo d’Imola. ERNESTO MASI.
II. LETTERE, SCIENZE E ARTI.
Antonio Rosmini. ANTONIO FOGAZZARO.
Alessandro Manzoni. ENRICO PANZACCHI.
Giuseppe Mazzini e il pensiero filosofico. ARTURO LINAKER.
La poesia patriottica e Giovanni Berchet. GUIDO MAZZONI.
III. LETTERE, SCIENZE E ARTI.
Lamartine, Châteaubriand et l’Italie. DEJOB CHARLES.
La pleiade musicale. CHECCHI EUGENIO.
La elettricità animale. FANO GIULIO.
Le Monténégro. YRIARTE CHARLES.
Dall’incipit del libro:
Il Congresso di Vienna aveva dato all’Italia un ordinamento territoriale e politico assai ripugnante alle aspirazioni che la Rivoluzione francese e i regimi napoleonici vi avevano alimentato.
Restituendo la corona delle Due Sicilie a quel re Ferdinando che nel 1799 vi aveva esercitato così feroci vendette, la Santa Alleanza non gl’impose nessuna riserva, nè per gli antichi diritti costituzionali mantenuti costantemente, in maggiore o minore misura, nell’isola di Sicilia, nè per le nuove esigenze di civiltà amministrativa, sorte nella parte continentale del Regno, durante il governo del re Gioachino Murat.
Così pure, ricollocando sotto l’autorità del Papa i territorî dell’antico Patrimonio, le Legazioni, le Marche e l’Umbria, non si dava a quelle popolazioni nessuna speranza che il vecchio regime sacerdotale potesse aprirsi a nessun miglioramento di legislazione o di indirizzo politico.
Ritornavano in Toscana i principi di Lorena; ed era forse quella la parte d’Italia meno offesa nei suoi sentimenti, vista l’antica e mite tradizione di governo di quella Casa.
Ma i ducati di Modena, di Parma, di Lucca, stabiliti solo per convenienza di principi e di principesse, rappresentavano la forma più acre del dispotismo, non temperato da nessuna responsabilità internazionale, da nessuna rispettabilità dei governanti.
Due repubbliche di antichissima origine, Genova e Venezia, invece di essere ricostituite come si ricostituiva quasi ogni cosa nelle condizioni anteriori al 1796, venivano aggregate a due grossi Stati; più fortunata Genova, che almeno serviva ad arrotondare uno Stato interamente italiano; più offesa nei suoi sentimenti e nel suo orgoglio Venezia, che diventava provincia di un Impero straniero, a cui si concedeva anche l’ambíto riacquisto della Lombardia.

