Il De Profundis è una lunga lettera autobiografica dedicata a Robbie (Lord Alfred Douglas), il giovane amato da Wilde, scritta in tre mesi nel 1897 durante la sua permanenza nel carcere di Reading.

Wilde fu condannato a due anni di lavori forzati, in condizioni disumane, solo per aver amato una persona dello stesso sesso. Egli parla degli avvenimenti accaduti da quando ha incominciato a frequentare Robbie e di come lui sia la causa di tutte le sue sventure. È una comunicazione privata, ricca di sentimento: lo ama, ma anche lo umilia e lo insulta.

Wilde esprime un disagio legato a delle mancanze. Mancanze derivanti da un rapporto basato su uno squilibrio di interessi e reciproche condivisioni.

Entriamo in punta di piedi e in silenzio nell’intimità di un uomo, ne ascoltiamo il dolore, la sofferenza dolce e amara, lo immaginiamo nella sua cella buia mentre scrive queste parole.

La lettera non è mai arrivata a Robbie, soltanto noi oggi abbiamo il privilegio di poterla apprezzare: le emozioni, i pensieri, i ricordi, l’amore che con grande umanità arriva da Oscar Wilde, che scrive “dal profondo”.

Dall’incipit del libro:

…Un assai lungo momento è il soffrire.
Noi non possiamo dividerlo per stagioni, ma soltanto renderci conto de’ suoi modi e calcolarne i ritorni. Per noi, il tempo stesso non cammina; e sembra piuttosto descrivere un circolo intorno ad un centro di dolore. La paralizzatrice immobilità di un’esistenza in cui ogni particolare è regolato da un immutevole dèspota (in modo che noi mangiamo, beviamo, dormiamo e preghiamo – o, almeno, c’inginocchiamo per pregare – secondo le leggi di una formula ferrea); questo carattere statico che rende, fino nei più piccoli atti, ogni giornata uguale alla precedente, pare che si comunichi a tutte quelle forze esterne delle quali l’essenza consiste appunto in un mutamento continuo.

Noi non sappiamo nulla del periodo della semina o del raccolto, dei mietitori proni in mezzo alle spighe, o dei vendemmiatori sparsi tra i vigneti; nulla sappiamo dei prati verdi che gli alberi di primavera nevicano di petali e che gli alberi del verziere, in autunno, cospargono di frutti maturi – e nulla mai ne possiamo sapere.

Per noi non c’è che una stagione: quella del dolore. Sembra che ci abbiano anche defraudato del sole e della luna. Fuori il cielo può essere d’azzurro e d’oro, ma la grossa vetrata del piccolo abbaino dalle sbarre di ferro sotto cui ci si accuccia non lascia filtrare appena che una povera luce sporca. Dentro le celle c’è sempre la semichiarìa del crepuscolo; e il crepuscolo invade pure ogni cuore. Nell’orbita del pensiero, come in quella del tempo, il moto non esiste più. La cosa stessa che da gran pezzo voi, personalmente, avete dimenticato o che potete dimenticare con facilità, la medesima cosa mi succede ancora in questo stesso momento e mi accadrà nuovamente domani. Tenete presente tutto ciò e vi sarà possibile comprendere il perchè io scrivo in questo tono…

La traduzione di Adelina Manzotti Bignone, pubblicata per la prima volta nel 1919, è stata condotta sulla prima edizione inglese del 1905. Da questa prima edizione Robert Ross, al quale era stato affidato il manoscritto da Wilde, espunse ogni riferimento a Bosie (Lord Alfred Douglas) e alla famiglia Queensberry. Il testo non è difforme a quello che sarà pubblicato integrale per la prima volta nel 1947 a cura del figlio dello scrittore; tutte le frasi nelle quali lo scrittore si rivolge, essendo il testo una lettera scritta dal carcere, a Bosie sono però voltate in forma impersonale.

Solo nel 1962 il testo del ’47 sarà poi purgato da alcune omissioni e correzioni introdotte da Robert Ross grazie alla paziente opera dello studioso Rupert Hart-Davis condotta direttamente sul manoscritto che Ross donò nel 1908 al British Museum, con la clausola di non renderlo pubblico prima del 1960.

Note a cura di Nicole Constantino.

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titolo:
De Profundis
titolo per ordinamento:
De Profundis
autore:
opera di riferimento:
De profundis ; La ballata del carcere di Reading ; Lettere dalla prigione ; Poesie scelte / Oscar Wilde ; traduzione di Adelina Manzotti Bignone. - Milano : Edizioni delle Alpi, stampa 1935. - 220 p. ; 19 cm
licenza:

data pubblicazione:
5 novembre 2013
opera elenco:
D
soggetto BISAC:
FICTION / Classici
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
traduzione:
Adelina Manzotti Bignone