Pubblicato nel 1916, questo libro per fanciulli risente indubbiamente del clima che si respirava in Italia durante la Grande Guerra, e contiene ovvi riferimenti ai “buoni” ed ai “cattivi”, questi ultimi chiamati con i nomi che venivano usati come dispregiativi per riferirsi al nemico, da parte del popolo. Non è però una storia esclusivamente propagandistica, né risulta per il lettore di cent’anni dopo deludente, dal punto di vista della fantasia e dell’umorismo sorridente con cui vengono affrontati i tempi bellici: per i bambini, tutto è una meravigliosa avventura, e i buoni trionferanno sempre. E come in altri suoi libri, le numerose illustrazioni dell’autore risultano gradevoli caricature che bene si adattano alle storie narrate.
L’eroe della vicenda è Ciuffettino, già protagonista di altre imprese avventurose (si trova su Liber Liber appunto il libro Ciuffettino, che rappresenta il prologo di questa storia); egli è tornato nella sua città natale di Cocciapelata, dove si parla italiano, ma senza ahimè essere suddito del re d’Italia, bensì del terribile Ceccobeppe. Il maestro cerca di suscitare entusiasmo per l’italianità negli scolari, pur essendo l’argomento proibito, e Ciuffettino per una volta lo ascolta, e ne condivide gli ideali di irredentismo. Con il suo amico Burchiello e la bimba Lodoletta dalla splendida voce, si trova però a dover mettere subito alla prova la sua fede patriottica; incappa quindi in nuove avventure emozionanti, al termine delle quali realizzerà quanto aveva intrapreso, e libererà dal giogo nemico il suo paese.
Il lettore noterà che Lodoletta canta Fratelli d’Italia: all’epoca questo non era l’inno nazionale, ma un semplice canto di ispirazione repubblicana. Il canto della bimba, figlia di un patriota incarcerato, assume quindi il significato di una particolare forma di ribellione, rispetto alle altre canzoni patriottiche dell’epoca.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
NOTE: Il testo è presente in formato immagine su http://www.14-18.it/opuscolo/CUB0487946/001
Dall’incipit del libro:
Il ritorno di Ciuffettino a Cocciapelata, nella patria dell’immortale Celso Perepè, ebbe, come tutti sanno, un’eco di entusiasmo e di allegrezza non ancora dimenticata. La fama di quel ragazzo straordinario, alto come un grillo, che aveva compiuto una specie di viaggio intorno al…. mondo della fantasia, per ricercare un paese dove fosse permesso non studiare e non far mai nulla; quel ragazzo inverosimile, provvisto di un ciuffo di capelli più grande di lui, e che era stato, secondo le occasioni, burattino, marinaio, imperatore dei pappagalli; che aveva burlato il Lupo manaro e mastro Spellacane, l’orco-burattinaio, e i più formidabili nemici materiali e morali, ed aveva salvato da un triste destino il prode capitano Mangiavento e un popolo intero di pappagalli: che aveva traversato l’Oceano sopra una zucca, ed era riuscito, chi sa per quali reconditi motivi, a propiziarsi la benevolenza e l’affetto della Fata dei bambini; che infine, era tornato al suo paese come un trionfatore, con un sacco di scudi e un cane quasi parlante: la fama di questo ragazzo, ripetiamo, aveva superato i confini, non solo dei cervelli degli abitanti di Cocciapelata, ma anche di Cocciapelata medesima.
