Questo opuscolo fu scritto poco prima che l’autore fosse in pratica costretto, travolto dalle polemiche, a trasferirsi a Marsiglia. La sua posizione dapprima “organizzativista” e poi “gradualista” lo aveva messo in dissidio, oltre che con l’ex sua collaboratrice in varie attività editoriali Maria Ryger, anche con Malatesta e Molinari. I prodromi di questa polemica interna al movimento anarchico erano già venuti allo scoperto in seguito alla pubblicazione di Vent’anni sfioriti, testo criticato decisamente ma senza affondare i colpi in maniera personalistica, sia da Malatesta che da Molinari. Zavattero invece appare molto determinato a sconfiggere comportamenti e atteggiamenti che reputa “poco anarchici”.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Non ho mezzi per sostenere da me una pubblicazione periodica che sia l’espressione delle mie particolari opinioni e vedute sul periodo che attraversiamo; non voglio chiederli a tutti indifferentemente, perchè contrarrei obblighi morali che peserebbero sopra il mio atteggiamento il quale dev’essere d’indipendenza assoluta; non posso garantire un’uscita regolare, col po’ che mi verrebbe da coloro che darebbero senza condizioni.
Eppure io credo d’aver qualche cosa da dire. Rivolgermi ai settimanali di parte nostra, non c’è neppur da pensarci. Io debbo toccare questioni scottanti; debbo mettere in discussione idee, metodi, atteggiamenti nostri; forsanche uomini… Ed i settimanali di parte nostra (e per essi i gruppi che li pubblicano) hanno solennemente dichiarato che non vogliono questioni in famiglia.
Avrebbero dovuto dire, per esser più esatti, che non vogliono questioni in pubblico. Perchè in famiglia ci sono e ci restano (e come!…); solo che debbono limitarsi a dilaniarci di nascosto senza che in pubblico ne trapeli l’eco. Al pubblico, bisogna presentare il quadro di una solenne finzione: dimostrar che c’è concordia mentre la discordia imperversa; che c’è reciprocanza d’amicizie e di affetti dove dominano invece la rivalità e l’invidia; che maturano esempi di onestà, di coscienza, di disinteresse, di spirito di sacrificio per opera di gente eletta, dove quel poco di buono che c’è, vien paralizzato, soffocato, e minaccia di venire distrutto da una masnada di figuri che bisognerebbe aver finalmente il coraggio di spazzare lontano.

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titolo:
La bancarotta di un atteggiamento
titolo per ordinamento:
bancarotta di un atteggiamento (La)
descrizione breve:
Questo opuscolo fu scritto poco prima che l’autore fosse in pratica costretto, travolto dalle polemiche, a trasferirsi a Marsiglia. La sua posizione dapprima “organizzativista” e poi “gradualista” lo aveva messo in dissidio, oltre che con l’ex sua collaboratrice in varie attività editoriali Maria Ryger, anche con Malatesta e Molinari.
autore:
opera di riferimento:
La bancarotta di un atteggiamento / Domenico Zavatte-ro. - Bologna : Tip. Scuola Moderna, 1913. - 36 p. ; 18 cm
licenza:

data pubblicazione:
23 maggio 2018
opera elenco:
B
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it