Dall’incipit del libro:
Perchè avesse comperato quella casetta, egli stesso non avrebbe saputo dire. Gliel’avevano offerta in un periodo di fortuna, quando il rialzo di certi valori gli aveva dato larghi profitti. Era una casa a due piani, dipinta in giallo chiaro con le persiane verdi, richiusa da un giardino di mediocre grandezza, il quale al momento dell’acquisto era in buono stato, con belle piante, con piccola serra, vialetti lindi. Il mobiglio valeva da solo il prezzo della casa; nel salotto a terreno erano un eccellente piano a coda, ampli divani coperti di broccato color d’oro a fiorami rosei; una tavola centrale intarsiata di madreperla a lavoro finissimo; e in tutte le camere si notava il medesimo decoro d’addobbo e di legni. Questa era stata altra delle cause per le quali Lorenzo Moro aveva esitato a comperare. Andato a vedere e visto rapidamente, aveva detto:
– Non mi conviene; troppo bello; è roba da donne.
Poi la casa sorgeva fuori di Milano, oltre il dazio di Porta Ticinese, in una zona occupata quasi interamente da vasti magazzini di formaggio e di burro, e da depositi di legname; quartiere di popolo e di lavoratori, di operai e di gente arricchita, quartiere classicamente milanese per l’attività, il frastuono, l’uso d’un dialetto più aperto e più tipico.
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