Dall’incipit del libro:
Non appena il conte Percy Stanhope giunse a Roma, si fece condurre in via Nomentana alla ricerca della famiglia Astori. Voleva rivedere un suo giovane amico, Andrea, col quale circa quattr’anni prima aveva passato non pochi giorni e non poche serate piacevoli.
Il portiere di via Nomentana, piuttosto a gesti che a parole, perché Percy Stanhope non sapeva nulla d’italiano, gli fece intendere che la famiglia Astori aveva lasciato quella casa da parecchio tempo e abitava in via Venti Settembre. Con questo indirizzo scritto alla bell’e meglio sopra un pezzetto di carta, Percy Stanhope riprese la carrozza.
Trovò il palazzo, salì, fu ricevuto da Giorgio Astori, un ragazzo uscito appena dalle penombre dell’infanzia, il quale parlava assai bene l’inglese. — Voi venite per avere notizie di mio fratello Andrea? — egli disse, offrendo una poltrona nel salotto al visitatore.
— Certamente, — rispose Percy Stanhope, — del mio caro Andrea. Ma temo che mi abbia dimenticato, perché appena tornato qui da Londra, rispose a una mia lettera, e poi non mi scrisse più…
— Sì, dev’essere stato in dicembre, — mormorò Giorgio, come frugasse nella memoria, — Quattr’anni or sono…
— Credo…
— Ebbene, mio fratello è morto il mese dopo, sui primi di gennaio!…
Quantunque Percy Stanhope, chiamato Grog dagli amici, vantasse molto sangue freddo e avesse veduto molte cose nella sua vita, non poté trattenere un gesto di stupore doloroso.
— Morto! — ripeté.



