Le Avventure e osservazioni sopra le coste della Barberia sono l’unica importante opera in prosa di Filippo Pananti (1766-1837), salace poeta di buona vena burlesca e considerato forse il migliore epigrammista fra i predecessori di Giuseppe Giusti. La scrisse dopo essere stato catturato e fatto schiavo dai pirati algerini assieme a tutti i passeggeri e all’equipaggio della nave che nel 1813 lo riportava in Italia al termine un lungo soggiorno in Inghilterra, meta finale di un volontario esilio conseguente ai suoi trascorsi giacobini in Toscana. Annunciato da infausti presentimenti, l’abbordaggio avvenne al largo della Sardegna, e sebbene il console inglese ad Algeri fosse riuscito a liberarlo dopo appena un solo giorno di schiavitù, tanto bastò per traumatizzare indelebilmente lo sfortunato viaggiatore.

Riacquistata la libertà, ma per alcuni mesi impossibilitato a muoversi dall’Algeria (assieme ai libri e alle carte personali i pirati lo avevano depredato di ogni avere), durante il forzato soggiorno il Pananti decise di raccontare quel drammatico evento e di descrivere luoghi, genti e costumi della Barberia, alternando osservazioni personali a notizie indirette: ne uscì, e non avrebbe potuto essere altrimenti, una visione negativa del mondo mauro-islamico, ma anche una rilevante testimonianza sull’organizzazione e sull’ultimo periodo di attività della pirateria barbaresca nel Mediterraneo. L’opera ebbe una buona risonanza, e questo suo primo volume, che è introduttivo all’analisi geografico-antropologica dei territori, narra con vivida efficacia l’evolversi dell’intera vicenda, iniziata sotto una cattiva stella e conclusa nel modo più angoscioso e nefasto.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

NOTA: Seconda edizione riveduta dall’autore.

Dall’incipit del libro:

Ascolto cento persone aver sempre in bocca queste parole: Che avventure furon le mie? la mia vita è un romanzo, voglio pormi a scrivere la mia vita. Quelli che passarono pel rumore di strane vicende e fecero sublimi esperimenti di fortuna, quando caduti dalla possanza e dallo splendore languiscono nel ritiro e nella inazione, e li divora la noia come divora la ruggine il ferro, per gettare ancor qualche lampo nel sentiero oscuro in cui si trovan ristretti, per conservar quel nome, quella fama, quella vita infine che, secondo l’espressione di Pope, respira sulle altrui labbra, prendon a scrivere la storia di lor guerresche o politiche gesta; più non istringendo la spada o il baston del comando, fanno ricorso alla penna; e sul teatro del mondo più non essendo gli attori, prendono la più modesta parte d’autori. Non si vedon quindi che libri con questi titoli in fronte: Memorie storiche, politiche, militari; Campagne del Generale N. scritte da lui medesimo; Mes réflexions, mon portefeuille, mes pensées, mes souvenirs. Senz’avere rappresentato alcuna parte importante nel mondo, io mi trovai caduto nel più grande abbattimento della fortuna. Darò il ragguaglio d’una mia trista avventura.

Scarica gratis: Avventure e osservazioni sopra le coste di Barberia di Filippo Pananti. Volume I