Il primo romanzo della serie (saranno quattro alla fine) di Claudine – Claudine à l’école – è pubblicato nel 1900 ma pare fosse pronto dal 1895. Il primo marito di Colette, Henri Gauthier-Villars, era specializzato in romanzi e racconti di “consumo” tra i quali tuttavia non mancavano sprazzi di buona scrittura. Era solito firmare col proprio pseudonimo, Willy, romanzi scritti da altri che lui se mai completava con qualche pennellata più audace e un po’ di pepe.

La giovane Colette non sfugge a questo schema e il suo romanzo esce a firma Willy. È tuttavia del marito il “merito” di avere indotto la giovane moglie, forse intuendone le potenzialità narrative, a scrivere i suoi ricordi scolastici di provincia. Sembra tuttavia che non fosse rimasto soddisfatto del risultato e avesse riposto il manoscritto della moglie quasi dimenticandolo, forse deluso dal fatto che alcuni editori lo avevano respinto.

Fu forse il bisogno che lo indusse a provare con un nuovo editore che lo accettò e il romanzo ebbe subito un enorme successo diventando quasi un caso letterario portatore di una vera e propria moda supportata da prodotti di abbigliamento e cura femminile. Presto si sentì l’esigenza di capire quale fosse stato l’apporto di Colette e quale quello di Willy ed emerse subito che il romanzo era stato scritto dalla donna e il marito aveva al massimo accentuato qualche spunto piccante.

Claudine à l’école resta quindi il romanzo d’esordio di una grande narratrice che avrebbe interessato lettrici e lettori per oltre mezzo secolo. Se pur appannati dall’inesperienza troviamo già in questo romanzo i caratteri distintivi dell’arte narrativa di Colette: senso della natura, carica sentimentale e sessuale temprata da uno spirito sempre vivace e impertinente. Certamente il romanzo prendeva le mosse dalle necessità di una letteratura “minore” di consumo che era quella ricercata dal pubblico di inizio ventesimo secolo. Tuttavia questo non mette la sordina sulla costruzione di un personaggio femminile che sfugge alle esigenze di una moda per presentarsi invece libera e indipendente, responsabile del proprio istinto.

Con i successivi romanzi del ciclo vedremo affinarsi lo stile, pur senza perdere quello scanzonato tono di improvvisazione, che consentirà poi a Colette di giungere alle sue opere più riuscite e importanti come Chéri, La naissance du jour, Splendeurs des papillons. Colette è scrittrice d’istinto e questi romanzi del ciclo di Claudine sono serviti a maturare e a raffinare le sue qualità di prosatrice che sono maturate con costanza e continuità. È probabile che anche il corso dei suoi avvenimenti biografici abbia influito non poco in questa maturazione, che è stata sempre autonoma. La sua educazione ed evoluzione letteraria è sempre stata scevra da schemi o progetti pianificati riuscendo quindi originale e indipendente.

Claudine à l’école è ambientato nella scuola del piccolo villaggio boscoso di Montigny ed ha quasi la forma di diario tenuto dalla quindicenne protagonista che è orfana di madre e il cui padre, appassionato studioso di malacologia, appare piuttosto distratto riguardo ai problemi adolescenziali della figlia, impegnato come è a portare a termine un interminabile studio basato sulla Malacologia del Fresnois. In apertura del racconto il vecchio edificio scolastico sta per essere sostituito da una costruzione nuova e moderna; anche la vecchia insegnante è sostituita da una nuova direttrice, la signorina Sergent dai vistosi capelli rossi, apparentemente rigida ma non sempre capace di mimetizzare i suoi impulsi dirompenti. L’assistente della direttrice, la giovane Amata, suscita invece in Claudine una forte attrazione in virtù della sua fragilità e bellezza. Da questa attrazione derivano le lezioni private d’inglese che Claudine riceve da Amata. Ma quest’ultima, del tutto succube della Sergent, si aliena l’affetto di Claudine e delle sue compagne; tutta la classe, che dovrà presto affrontare gli esami di fine corso, si abbandona a frequenti atti di ribellione e indisciplina. La direttrice consente ad accogliere nell’istituto la sorella minore di Amata, Luce (Lucia in questa traduzione) molto somigliante alla sorella maggiore. Su Luce Claudine sfoga quindi il risentimento che prova per Amata instaurando un rapporto basato sul tormento sia fisico (pizzicotti, sberle) che morale (respinge con apparente fastidio e violentemente la lettera di sottomesso affetto che Luce le indirizza). Al termine dell’anno scolastico la direttrice accompagna Claudine e le cinque sue compagne in città per sostenere l’esame di licenza. Claudine è preparata ma imposta i suoi esami con un rapporto di franca schiettezza verso i professori esaminatori che ne sono divertiti e affascinati. Nelle pagine finali un ministro viene in visita a Montigny e viene accolto con grandi festeggiamenti; la giornata si conclude con un ballo nei locali della scuola al culmine del quale si assiste a una scenata della madre della direttrice nei confronti della figlia un po’ troppo “disinvolta” nei suoi flirts. Ma l’orchestra riprende a suonare.

L’allegria che i libri di Colette potevano comunicare in un’epoca ancora piena di lacciuoli di ogni tipo dovuti alla convenzionalità e all’opportunismo sociale, sarà forse sconosciuta per chi legge oggi i suoi romanzi. I costumi e le abitudini di vita oggi del tutto diverse potranno far apparire desueto il gusto che la ribellione dà a un certo modo di vivere. Ma forse anche per questo può risultare interessante per chi queste costrizioni non le ha né conosciute né vissute e le riuscirà a comprendere attraverso il narrare di questa scrittrice che ha sempre saputo coniugare stile aggraziato e leggerezza nel racconto e con questi strumenti respingere le barriere dell’epoca e delle mode.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Mi chiamo Claudina ed abito a Montigny, dove sono nata nel 1884; ma probabilmente non ci morrò.
Il mio Manuale di Geografia dipartimentale si esprime così: «Montigny-en-Fresnois, graziosa cittadella di 1950 abitanti, costruita in forma di anfiteatro sul Thaize; vi si ammira una torre saracina ben conservata….» In quanto a me queste descrizioni non mi fanno nè caldo nè freddo! Prima di tutto Thaize non c’è; so benissimo, si ritiene che traversi alcune praterie, sotto il passaggio a livello; ma in nessuna stagione dell’anno vi si troverebbe da lavare le zampe di un passerotto. Montigny è costruito «in forma di anfiteatro»? No, ecco, io non lo vedo così: secondo il mio modo di vedere, Montigny è una moltitudine di case che si sferrano dall’alto del colle fino al fondo della valle; è come disposto a scalee al disotto di un gran castello ricostruito sotto Luigi XV e già più diruto che non lo sia la torre saracina, massiccia, bassa, avvinta da ogni parte dall’ellera, e che si sbocconcella in alto ogni giorno più; è un villaggio e non una città; le vie, per fortuna, non sono lastricate; gli acquazzoni vi corrono come torrentelli e si prosciugano in capo a due ore; è un villaggio, e non troppo carino: tuttavia mi piace tanto!

Scarica gratis: Claudina a scuola di Colette.