Pubblicato De Profundis di Oscar Wilde.
Dall’incipit del libro:
…Un assai lungo momento è il soffrire. Noi non possiamo dividerlo per stagioni, ma soltanto renderci conto de’ suoi modi e calcolarne i ritorni. Per noi, il tempo stesso non cammina; e sembra piuttosto descrivere un circolo intorno ad un centro di dolore. La paralizzatrice immobilità di un’esistenza in cui ogni particolare è regolato da un immutevole dèspota (in modo che noi mangiamo, beviamo, dormiamo e preghiamo – o, almeno, c’inginocchiamo per pregare – secondo le leggi di una formula ferrea); questo carattere statico che rende, fino nei più piccoli atti, ogni giornata uguale alla precedente, pare che si comunichi a tutte quelle forze esterne delle quali l’essenza consiste appunto in un mutamento continuo. Noi non sappiamo nulla del periodo della semina o del raccolto, dei mietitori proni in mezzo alle spighe, o dei vendemmiatori sparsi tra i vigneti; nulla sappiamo dei prati verdi che gli alberi di primavera nevicano di petali e che gli alberi del verziere, in autunno, cospargono di frutti maturi – e nulla mai ne possiamo sapere. Per noi non c’è che una stagione: quella del dolore. Sembra che ci abbiano anche defraudato del sole e della luna. Fuori il cielo può essere d’azzurro e d’oro, ma la grossa vetrata del piccolo abbaino dalle sbarre di ferro sotto cui ci si accuccia non lascia filtrare appena che una povera luce sporca. Dentro le celle c’è sempre la semichiarìa del crepuscolo; e il crepuscolo invade pure ogni cuore. Nell’orbita del pensiero, come in quella del tempo, il moto non esiste più. La cosa stessa che da gran pezzo voi, personalmente, avete dimenticato o che potete dimenticare con facilità, la medesima cosa mi succede ancora in questo stesso momento e mi accadrà nuovamente domani. Tenete presente tutto ciò e vi sarà possibile comprendere il perchè io scrivo in questo tono…