Pubblicato Della illustrazione delle lingue antiche, e moderne e principalmente dell’italiana di Cesare Lucchesini.

Dall’incipit del libro:

L’Italia, che all’altre nazioni dette l’esempio, ed aprì la strada a scuotere il giogo della barbarie, e dell’ignoranza, non cessò mai dopo quell’epoca di somministrare uomini chiarissimi in ogni scienza in ogni arte in ogni disciplina. Le parti tutte de’ sacri studj, e de’ filosofici, le scienze naturali e le matematiche, la giurisprudenza, la storia con tutto ciò che da lei dipende o serve a rischiararla, l’eloquenza, la poesia, le lingue straniere, e la nativa, tutto in somma ebbe fra noi coltivatori diligenti, e felici, che a se procacciarono, non meno che alla Patria, gloria immortale. Divisa in piccoli stati fra lor discordi fu debole, e quindi rimase preda dell’armi straniere; ma gli stessi suoi vincitori mentre ne esaltavano la dolcezza del clima, e la fecondità del suolo, o ne involavano le ricchezze, ammiravano la dottrina, e l’ingegno de’ suoi abitatori. Laonde a’ nostri maggiori ne’ secoli XV. e XVI. si può applicare ciò che della Grecia disse Orazio in quei notissimi versi Graecia capta ferum victorem cepit et artes intulit agresti Latio. Nè dall’età precedenti fu degenere quella a noi più vicina, voglio dire il Secolo XVIII. La memoria di tanti uomini insigni, che esso ha prodotti, e di tante opere classiche, che in esso han veduta la luce, è tuttora così recente e viva, che quest’asserzione mia non abbisogna di prove. Pure ad onor dell’Italia, sarebbe a desiderarsi, che non so bene se dica modestia o timore non avesse distolto l’egregio storico dell’Italiana letteratura dall’estendere ancora a questo le sue fatiche.