Pubblicato Il congresso di Vienna di Ernesto Masi.
Dall’incipit del libro:
Vi sono nella storia fatti e personaggi, a dir corna dei quali non si sbaglia mai, perchè si è certi d’avere dalla parte vostra il consenso di quella maggioranza di gente, per cui accettare un giudizio bell’e fatto e ripeterlo e adagiarvisi sopra è, se non altro, un gran risparmio di tempo, di fatica e di seccatura; e a tale categoria di fatti e di personaggi appartengono il Congresso di Vienna tra l’anno 1814 e 1815 ed i regnanti e gli uomini di Stato, che vi primeggiarono. Sbagliare in pochi è un gran rischio; essere in molti a sbagliare è quasi come non avere sbagliato. Il parlamentarismo, per esempio, si regge tutto su questo principio, e ritiene anzi d’avervi trovata la massima delle sue forze, qualunque sia poi il modo, con cui la maggioranza fu messa insieme. Gli effetti di questo principio, applicato alla politica, son…. quel che sono. Ma la politica non è spesse volte se non la risultanza, molto volgarmente pratica, degli interessi dei partiti e, peggio ancora, delle persone, che li compongono, e applicare lo stesso principio alla storia sarebbe come rinunciare di proposito alla critica, che è invece la ricerca assidua, obbiettiva e disinteressata della verità. D’altro lato però, se in questi casi l’andar contro corrente è per certi animi, non dirò più eletti, ma più solitari, una tentazione seducentissima e quasi irresistibile, non bisogna neppure esaltarsi ed ostinarsi di troppo in tale tentazione. Un’opinione larga, persistente, tradizionale, nella storia non si forma, se non ha radici, che si diramino profondamente nella realtà, e scartarla, come taluni fanno, solo perchè s’imbattono, frugando per gli archivi, in un gruzzolo di documenti, che sembrano testimoniare in contrario, è un altro grande pericolo di trovarsi dilungati dalla verità, quando appunto si è più persuasi d’averla potuta afferrare per i capelli.