Pubblicato nel 1906, questo romanzo segue la vita di Regina Frescobaldi, dall’infanzia fino ai quarant’anni circa. Bambina più matura della sua età, vede chiaramente l’ipocrisia e la menzogna che si accompagnano ai rapporti sociali, a scuola, con i vicini, con famiglie benestanti che prendono a benvolere la piccola, che ha un padre di nobili origini ma incapace di svolgere qualsiasi lavoro redditizio, ed una madre che si affanna per non far mancare alla figliola l’indispensabile per lo studio.

Regina sa di avere una “missione” da compiere, diventare artista, e rifiuta tutte le convenzioni borghesi che potrebbero allontanarla dallo scopo; la sua unica confidente, Giovanna, è anch’essa artista, ma in un diverso settore, la letteratura. Regina può essere mordace fino ad essere offensiva, anticonformista fino a gettare ombre sulla propria reputazione, non è bella ma ha un suo fascino dovuto anche alla folta chioma nera e ribelle; e soprattutto, a differenza di Giovanna, decide di rifiutare l’amore in quanto ostacolo alla sua arte.

Tutto il romanzo è basato sull’atteggiamento di Regina verso l’amore, in generale e in particolare nei confronti di alcuni uomini che attraversano la sua strada, con intendimenti che potrebbero portare all’amore, platonico e non, e forse all’amore omosessuale (nel mai chiarito rapporto con Giovanna). In questa sua esplorazione dell’universo amoroso, Regina ad un certo punto introduce l’amore coniugale, e perfino l’amore per una figlia; e nemmeno questi due sono rapporti idilliaci e lineari, come la società dell’epoca vorrebbe.

“Il mio bel sole” è il nome che la poetessa Vittoria Colonna dava al marito, e Regina cerca per tutto il romanzo di comprendere per quale mistero l’amore possa “illuminare” la vita di una donna, riuscendoci forse solo nelle ultime righe del libro.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

La piccola Regina Frescobaldi era sola e pensava. Ella era abituata alla solitudine quanto una donna vecchia, disillusa di tutti e d’ogni cosa: e abituata a pensare per credere di non essere sola.
I bambini dei poveri — quando sono intelligenti — godono di questo privilegio che culla la fantasia, prepara alla virtù del silenzio e alla più bella conquista individuale: bastare a sè stessi.
Tanto come dire che Regina Frescobaldi, quantunque avesse appena nove anni, non era una bambina. Il suo fondo cuore, già pieno di ricordi, non racchiudeva un solo raggio di luce schiettamente infantile. Pareva una posatrice consumata, alle bimbe della sua età: invece era sincera. Ella non sapeva, proprio, nè divertirsi, nè ridere. La donnina sorrideva, qualche volta: una sfumatura di sorriso che ispirava terrore e pietà agli adulti: le smorte labbra innocenti sembravano fare una concessione alla vita degli altri. E sembravano, anche, aver bevuto il sorriso breve — in cui balenava l’ironia — a una torbida acqua: come se una tragica coppa, ricolma di tossico misterioso, fosse stata offerta alla bocca già dolorosa, già consapevole dei fremiti che trattengono i singhiozzi; delle pieghe amare che sigillano lo sdegno.
Educata nel riserbo fiero dei poveri orgogliosi, Regina detestava i giuochi chiassosi delle sue coetanee. Nulla l’attirava nelle corse gioiose e folli: nei «giri tondi» accompagnati dal coretto stonato delle filastrocche popolari, imaginose e senza senso. Ma era una precoce osservatrice, quella malinconica diseredata: e Regina si rammentava dell’abitudine ch’ella aveva presa, un tempo.

Scarica gratis: Il mio bel sole di Gemma Ferruggia.