Inteso come l’ipocrita e bigotto atteggiamento di chi condanna tutto ciò che contravviene al suo senso del pudore, da lui considerato un indiscutibile paradigma di moralità universale, il “virtuismo” è un termine neologistico coniato in questo libro da Vilfredo Pareto (1848-1923), versatile studioso e, tra l’altro, pioniere della sociologia moderna. A farglielo scrivere sotto forma di un ben elaborato pamphlet fu il subdolo insinuarsi di un oltranzismo capzioso, intollerante ma politicamente condiviso, che nel primo quindicennio del XX secolo aveva dato origine, in varie parti d’Europa, a movimenti di revanche perbenista in difesa di valori comportamentali che si ritenevano insidiati dal propagarsi di pubblicazioni a sfondo osceno continuamente alimentate da permissivismi governativi, indulgenze educative e lusinghe social-libertarie.

Accomunati da una dichiarata finalità censoria che anche in Italia riuscì a sensibilizzare talune frange della classe dirigente conservatrice, la loro ideologia andò attribuendo una valenza sempre più pregnante e invasiva al concetto stesso di “oscenità”, che, se infine recepita a livello legislativo, nelle sue estreme conseguenze avrebbe portato al paradosso di inibire la stampa e la diffusione di numerosissime opere letterarie divenute patrimonio della cultura occidentale e di vietare financo la circolazione di immagini e riproduzioni di capolavori storico-artistici d’ogni tempo.

Spirito laico e convinto liberal-progressista, attraverso appassionate e stringenti argomentazioni in una analisi condotta con il rigoroso metodo del positivismo scientifico, il Pareto demolisce pezzo per pezzo e con fine sagacia la labile impalcatura del “mito virtuista”, mettendone a nudo tutte le contraddizioni sulla base di una informazione documentaria diversificata e in gran parte tuttora esaustiva.

Sinossi a cura di Giovanni Mennella

Dall’incipit del libro:

Le misure con le quali ci si propone di vietare o di permettere scritti, disegni, fotografie, riproduzioni plastiche ecc., costituiscono una classe divisa in parecchi generi, secondo che questi oggetti si riferiscono alla religione, alla politica; alla proprietà, alla famiglia, ai costumi.
Per evitare lungaggini inutili trattiamo qui semplicemente degli scritti; ma ciò che diremo deve intendersi anche dei disegni, delle incisioni, delle immagini, delle fotografie, dei basso rilievi, delle statue, delle riproduzioni plastiche d᾽ogni genere, ecc.
Le misure restrittive concernenti gli scritti oscillano fra due soluzioni estreme secondochè si consideri; a) la natura stessa degli scritti; b) il modo col quale sono prodotti al pubblico.
a) se si considera l᾽indole degli scritti, è d᾽uopo che il legislatore prenda necessariamente un partito riguardo a quest᾽indole. Egli stabilisce una certa dottrina ortodossa, cui non è permesso di porre in discussione; al di fuori di questa dottrina la discussione è consentita.
Così, e ne abbiamo numerosi esempi storici, lo Stato cattolico non permetterà che sia discussa la religione cattolica; lo Stato cristiano non permetterà che sia discussa la religione cristiana, pur lasciando liberi i sudditi di discutere le differenti branche di questa religione. Lo Stato monarchico proibirà che sia discussa la forma monarchica di governo, o una certa forma monarchica; lo Stato repubblicano non permetterà che si metta in questione la repubblica.

Scarica gratis: Il mito virtuista e la letteratura immorale di Vilfredo Pareto.