Azione teatrale allusiva alle vicende di quel tempo, scritta a Vienna l’anno 1735 d’ordine dell’imperatrice Elisabetta, e rappresentata la prima volta con musica del Reutter negli interni privati appartamenti dell’imperial Favorita dalle Altezze Reali di Maria Teresa arciduchessa d’Austria (poi imperatrice regina), dell’arciduchessa Maria Anna di lei sorella e da una dama della cesarea corte per festeggiare il dì primo d’ottobre, giorno di nascita dell’imperator Carlo VI.
È noto che un simulacro di Pallade, conosciuto dall’antichità sotto il nome di Palladio, fosse trasportato da Troia nel Lazio, e che, per la costante opinione che dalla conservazione di quello dipendesse il destino del romano impero, fosse poi consegnato alle Vestali, perché gelosamente il custodissero. Avvenne dopo la prima guerra punica che un grave improvviso incendio s’apprese nel tempio appunto dove il Palladio suddetto si conservava. Spaventate e confuse, le vergini custodi non sapean per qual via difendere il sacro pegno dalle sollecite fiamme: e il popolo, atterrito da sì funesto presagio, piangeva già come indubitata la ruina della fortuna romana. Quando accorso al tumulto il generoso Metello, quell’istesso che avea poc’anzi trionfato dei debellati Cartaginesi, posponendo alla pubblica la sua privata salvezza lanciossi in mezzo all’incendio, passò tra ‘l fumo e le fiamme a’ penetrali del tempio, ne trasse illeso il Palladio e ristabilì sì gran prova di pietà e di coraggio tutte le speranze di Roma.
(Liv. Epit., lib. xix; Ovid., Fast., lib. vi, etc.)
Dall’incipit del libro:
CLE.
Lode al Ciel, pur vi trovo! Erennia, Albina,
Dove son le compagne? Ancor saranno
Tutte sommerse in Lete.
Deh a radunar correte
Le ministre minori:
L’are, gl’incensi, i fiori,
Le vittime sian pronte. Oggi vi bramo
Men tarde all’opre, e ve ne do l’esempio.
Secondate il mio zelo: al tempio, al tempio.
ERE.
Sì per tempo!
ALB.
E perché?
CLE.
Voi non sapete
Qual giorno è quel che s’avvicina.
ALB.
E come
Lo possiamo ignorar? Promette il Cielo
In questo dì, dopo mill’anni e mille,
Il natal d’un eroe, dal cui splendore
Debba il romano impero
Un giorno andar più dell’usato altero.
ERE.
Noto è il presagio; e al rinnovar dell’anno
Perciò sempre un tal giorno
Si festeggia da noi; ma questa volta
Troppo fuor di costume
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