Pubblicato Il sangue d’Europa di Giaime Pintor.

Dall’incipit del libro:

Podbielski esplora, con quel timido amore che guidò prima di lui Rilke e Alain-Fournier, l’anima giovanile. E al suo sguardo, come a quello dei maestri, si offrono paesaggi autunnali: i paesaggi ricchi d’ombre su cui autore e figure si confondono insensibilmente. Ma in questa uniformità di orizzonti è il segno di un’attitudine genuina piú che di una scuola, nell’incapacità a separare il disegno dal gesto è l’impronta di nature costrette a un esclusivo lirismo. Podbielski ignora la catarsi perché ignora il dramma. Fra Klaus e Dedalus, ritratti di giovani artisti, ogni somiglianza è esclusa. Dove Joyce dispone vigorosi contrasti o si rifugia nell’ironia e cosí drammatizza, Podbielski contamina, traduce sempre in un invariato lamento. Perenne contaminazione, viva e umana nell’adeguarsi della storia interiore del protagonista alla vita esterna nei suoi quotidiani eventi. Alain-Fournier aveva scoperto per l’anima giovanile quel «domaine inconnu» che è il suo intatto regno. Ma l’inquieta anima del ragazzo di Podbielski non ha un suo regno. Klaus cade in città da semplici consuetudini di villaggio e il suo destino è sommerso nel turbine dei destini altrui. Sono pochi giorni di esperienze. Il ragazzo ha assistito per caso a un’opera teatrale in cui crede di vedere rappresentati i propri dubbi e le proprie ansietà, il dramma di chi teme di non poter affrontare la vita senza una guida. Scrive all’autore, Hesber, che lo riceve benevolmente, esperto di queste angosce giovanili, ma sa che non potrà aiutarlo.