Itinerarium mentis in Deum, scritto nell’autunno del 1259, è il capolavoro mistico di S. Bonaventura. Lo possiamo considerare la massima espressione teologica e mistica della scolastica latina intesa come argine all’avanzare della corrente aristotelica.

Questa sembra rendere impossibile il problema scolastico, perché conduce la propria ricerca filosofica a conclusioni inconciliabili con la fede. Questo argine riporta quindi come prima conseguenza un ritorno a S. Agostino e alla riscoperta delle sue tesi fondamentali, in base alle quali l’aristotelismo si può forse talvolta utilizzare e asservire ma senza concedere quasi nulla. La filosofia di Bonaventura si erge quindi a difesa di valori tradizionali. In apertura al suo Commentario alle sentenze di Pietro Lombardo afferma infatti: «Io non intendo combattere le nuove opinioni, ma ritenere quelle comuni e approvate. E nessuno creda che io voglia essere il costruttore di un nuovo sistema».

Tuttavia lo sforzo di elaborazione compiuto dall’autore in questo Itinerarium mentis in Deum, e nello scritto che completa il volume, Riduzione delle arti alla teologia, è teso a dimostrare la non incompatibilità tra fede e ragione, che possono coesistere potendo la ragione configurarsi come sostegno sussidiario alla fede. Questo obiettivo viene raggiunto costruendo argomentazioni convincenti razionalmente a sostegno intellettuale delle certezze conquistate tramite l’adesione fideistica. L’Itinerarium è quindi principalmente una guida spirituale per ascendere alla contemplazione e alla fruizione di Dio. Poiché le cose sensibili sono traccia di Dio, con cuore puro e illuminato dalla grazia l’uomo può giungere alla verità, che non esiste al di fuori di Dio stesso, e immedesimarsi con lui, trascendendo la propria sensibilità, il proprio intelletto e tutto se stesso. Infatti la dottrina gnoseologica agostiniana afferma che la prima certezza è l’intuizione dell’Assoluto, che non è semplice conquista dell’intelletto ma coinvolge invece la volontà sorretta dalla grazia.

Il filosofo vietnamita Ambroise Nguyen Van Si, tra i massimi studiosi del pensiero di S. Bonaventura e per anni docente presso l’Ateneo Antonianum di Roma, dà una lettura più moderna e certamente interessante dell’opera dell’insigne francescano. In particolare nel suo saggio La natura come linguaggio. Il pensiero di San Bonaventura (contenuto nel libro Sorella madre. Per una dimensione politica e teologica dell’ecologia, Roma 1996) afferma: «Sulla scia di Francesco, Bonaventura vede il mondo come un insieme di relazioni armoniche che formano giustamente il cosmo (l’ordine): relazioni tra le creature da una parte, relazioni delle creature al creatore dall’altra». Da questo consegue che Bonaventura vede l’universo come parte dell’uomo, «la sua ombra e prolungazione mediante il corpo; ma l’uomo stesso, nella sua struttura e nelle sue funzioni è l’universo in miniatura, il microcosmo. L’uomo porta in sé tutto l’universo». Quindi l’umanità esiste perché esiste la natura e col suo stesso corpo partecipa al mistero onnicomprensivo dell’essere. Rapportandosi alla natura l’umanità si congiunge con il grande mistero dell’essere e può scorgere in qualche modo la sorgente della vita. La natura è quindi madre ed educatrice. Insegna mediante la sua presenza e parla con il «linguaggio dell’essere».

Questo linguaggio viene decifrato tramite il metodo esemplarista di Platone, che gli consente la crescita spirituale con la contemplazione della natura, e quello di San Francesco di trovare la presenza di Dio in ogni aspetto della creazione e della storia umana. Quindi la visione platoniana, che considera la natura come una realtà puramente virtuale e riflessa del mondo ideale, evolve verso una natura che porta con sé la presenza e l’azione del creatore e quindi continuamente trasformata dall’interno e in continua ascesa verso ciò che è puro e bello. Lo scopo dell’elaborazione di S. Bonaventura è di superare le dicotomie natura/grazia, immanenza/trascendenza, finito/infinito, mondo/Dio. Questo lo porta a una visione cosmica espressa in termini di sintesi e armonia globale. La conclusione di Nguyen Van Si è dunque questa: «Di fronte alla natura, ciò che manca all’uomo di oggi è una visione estetica e mistica. La concezione dell’universo come manifestazione dell’essere ed espressione della realtà divina è quasi perduta. Questa carenza provoca in noi un senso di alienazione dal mondo naturale e persino di antagonismo contro di esso. La concezione bonaventuriana dell’universo visto nella sua globalità e nella sua relazione con l’uomo e con il Creatore ci offre una soluzione valida a questo disagio culturale. La crisi ecologica, che è la crisi dell’uomo piuttosto che della natura, non si risolve solo con gli interventi spasmodici sulla natura ma innanzitutto a partire da una profonda coscienza del nostro essere-nel-mondo come una parte del Tutto e da un senso religioso altrettanto profondo della sacralità della natura. In questa prospettiva la dottrina bonaventuriana è quanto mai attuale.»

I testi di Bonaventura contenuti in questo e-book sono tradotti dal latino da Augusto Hermet e pubblicati in italiano nel 1921 (il nostro testo di riferimento è l’edizione del 1933). Augusto Hermet (1889-1954) è stato un eclettico pensatore e studioso; sulle orme del padre si dedicò anche a studi di musicologia, sempre ispirato però in ogni sua attività da una forte tendenza mistico-religiosa. A queste traduzioni fa precedere una interessante introduzione. Tuttavia, vista l’epoca di pubblicazione di questa traduzione, sarebbe stato lecito attendersi una forma di scrittura meno ottocentesca e più moderna. Negli stessi anni furono pubblicate traduzioni trasposte dal latino certamente in linguaggio più moderno e leggibile (ad es. quelle di Ottaviano o di Dal Monte). Tra le traduzioni moderne spicca certamente quella del filosofo Mauro Letterio. Hermet optò invece per rifarsi a traduzioni esistenti (quella di Severino Frati per Itinerario della mente in Dio e di Alfonso della Valle di Casanova per Della riduzione delle arti alla teologia, pubblicate nel settimo e ottavo decennio dell’800) operando minime correzioni (es. sostituendo “eziandio” con “anche”) ma ricalcando quasi parola per parola lo stile tardo ottocentesco dei due traduttori. Questo tuttavia non diminuisce l’interesse della lettura di questi testi che restano fondamentali per la comprensione dell’ispirazione profondamente religiosa dell’intimismo mistico dell’animo ardente e speculativo del Doctor Seraphicus.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

La storia ha un fondamentale significato di relatività: ma i singoli momenti di questa relatività non saprebbero sussistere senza l’intima base d’un assoluto in cui appunto stia la ragione del loro essere, della personalità loro.
Finchè consideriamo questi momenti, queste personalità, storicamente o, come si dice, criticamente, li vuotiamo della loro vitale, irreducibile, precisa concretezza, li esentiamo della loro intima assoluta base, della loro trascendente ragione d’essere, riducendoli ad ovvii schemi che hanno bisogno l’un dell’altro per significare qualche cosa e per giustificarsi, secondo un denominatore comune. Ed è qui, in questo denominatore comune, principio della relatività, che il critico, lo storico, pone tutto il valore: ma un tale principio è necessariamente sempre accidentale e arbitrario, dato il campo forzatamente delimitato – per quanto vasto – in cui lo storico può espandere le sue competenze, e per esso, lo storico s’abbandona a dimenticare la individuale sostanzialità del momento ch’egli considera. Così, per un bisogno, in fondo assai bruto, di spaziali, cioè materiali, prospettive, lo storico è cieco a quella intimità verticale d’ogni momento, della quale la spazialità della storia non può valere se non come la provvisoria e sirenica superficie: intendo che dalla considerazione storica non si può che partire, per giungere ad una più valida, e intensa, più disutile, più disperata e vitale, più insoddisfacente nella sua prossima azione e al contrario nella remota, fondata sulla ben definita, attiva, compromettente simpatia fra la persona dell’indagatore e l’oggetto dell’indagine.

Scarica gratis: Itinerario della mente in Dio. Riduzione delle arti alla teologia di San Bonaventura da Bagnorea.