Insieme alla descrizione delle vicende della vita della poetessa giornalista e scrittrice Evelina Cattermole (Contessa Lara) troviamo uno spaccato della vita e degli ambienti letterari dell’epoca, dai “salotti” della Firenze capitale alle redazioni del giornalismo romano. Evelina frequentò fin da giovanissima i circoli di Rattazzi, Poniatowskj, Mancini arrivando al matrimonio proprio con Eugenio Mancini. Adultera e separata dopo la morte dell’amante in duello, si trasferisce a Roma, incoraggiata e benvoluta da Rapisardi e intessendo ben presto una durevole relazione con Giovanni Alfredo Cesareo. Tornata sola, l’epilogo della sua esistenza si svolge in seguito alla relazione col pittore di poco talento e squattrinato Giuseppe Pierantoni, che finisce per ucciderla dopo un’ennesima richiesta di denaro.
Scrittura sempre coinvolgente e partecipe quella di Maria Borgese che narra di episodi anche scabrosi con grande delicatezza, e avendo cura di non nominare esplicitamente Cesareo (che al momento della pubblicazione di questo testo era ancora in vita e senatore) e neppure l’assassino Pierantoni, probabilmente vivo anche lui e da tempo libero dopo aver scontato la condanna a 11 anni. Molto ben espressa la collocazione storica degli avvenimenti in relazione con le concezioni del romanticismo, della scapigliatura e di come le istanze del femminismo si muovevano nell’ambito delle idee di questi movimenti e della loro evoluzione.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Piero Barbèra nei Quaderni di memorie ci dice come la storica Badia Fiesolana verso il 1850 fosse stata divisa in quartierini più o meno piccoli, e affittati per la villeggiatura a prezzi irrisori, a otto o nove famiglie molto bene raccomandate all’arcivescovado fiorentino, a cui la Badia Fiesolana apparteneva. Fra i villeggianti c’era un certo Guglielmo Cattermole che invitava spesso Gaspero Barbèra, il quale conobbe proprio alla Badia Fiesolana il prete Giambattista Pierucci (di cui c’è un profilo nelle Memorie di un editore) con la sorellastra e una nipotina di diciassette anni. Questa signorina divenne la moglie di Gaspero Barbèra e la madre di Piero e di Luigi, ora scomparsi, e di Gino, continuatore della bella e viva casa editrice, creata dal loro padre.
Strana gente i Cattermole. Il padre era venuto dalla Scozia dove s’era già creato una prima famiglia, poi una seconda. A Firenze in terze nozze sposò una bella signorina bionda, di nome Elisa e di cognome straniero – eccellente pianista – la cui madre si chiamava Antonietta Fanciullacci e parlava con forte accento romagnolo. Si sussurrava, dice Piero Barbèra, che un frate di San Marco avesse per la ragazza un affetto paterno. Ogni tanto andavano alla Badia Fiesolana anche i figli, diciamo così, scozzesi. Uno, figlio della prima moglie, si chiamava come il padre, Guglielmo. Aveva studiato a Firenze il violino alla grande scuola del Giorgetti, poi a Milano col celebre Bazzini, infine coi maggiori violinisti belgi.
Scarica gratis: La contessa Lara di Maria Borgese.