La mia anima è puerile fu pubblicata in francese nel 1904 ed è il secondo componimento dell’opera Destruction; nel 1911 Distruzione fu pubblicato in italiano dalle edizioni di Poesia con traduzione di Decio Cinti (nei prossimi mesi sarà disponibile anche nella biblioteca di questo progetto Manuzio). Il mare che ispira Marinetti è certamente quello egiziano della sua infanzia, ma non meno importante per la sua ispirazione è il mare genovese che in maniera ancora più esplicita ispirerà altre quattro poesie appartenenti al ciclo che potremmo definire “genovese” e che solo nel 2004 furono tradotte in italiano da Serge Milan andando a completare il volumetto La mia anima è puerile e altre poesie genovesi per le edizioni San Marco dei Giustiniani di Genova, libro corredato da interessante apparato critico.
Marinetti come è noto risiedette a Genova durante i suoi studi di Giurisprudenza e a Genova si laureò il 17 luglio 1899 con la tesi La Corona e il governo parlamentare. Ma il suo rapporto con Genova si era già sviluppato in maniera più articolata, per esempio collaborando alla rivista “Iride” – quindicinale rivista letteraria artistica e teatrale – e stringendo amicizia con Guglielmo Anastasi, scrittore oggi poco conosciuto del quale tuttavia sono stati ristampati recentemente due romanzi dalle edizioni ECRA, anch’egli studente di giurisprudenza a Genova in quegli anni.
In una intervista al “Corriere Mercantile” – storico quotidiano genovese del pomeriggio – l’immaginifico Marinetti ricorda così il suo periodo genovese, sottolineando in questo modo come Genova e il suo porto sia stato fonte d’ispirazione per le sue poesie “marine:
«…Personalmente come poeta, io amo oltre il grande porto e le audaci forme dei suoi moli, anche lo slancio delle sue alte strade a strapiombo, i possenti quartieri nuovi che dominano il mare, i giardini pensili e tutte le varietà di volumi verdi e bianchi che costituiscono l’anfiteatro delle bellezze genovesi. Ho studiato legge alla Università di Genova e dalle finestre di un albergo che dominava Piazza Caricamento, bevevo fluttuante e intricata visione di funi vele nuvole transatlantici che mi incitavano a poetare più che ad approfondire il diritto romano.
Nacquero sul Molo una volta chiamato di Giano, i miei due primi libri La conquista delle stelle e Distruzione. In un altro mio poema cantai il casupolame ormai distrutto dell’antico porto che una volta mescolava le sue terrazze con i velieri le gru e il popolo delle barche. […]L’ansia del traffico commerciale, le infinite insidie delle cifre utili, le cataste delle mercanzie, i treni che escono dalle banchine e tutto il sistema arterioso e venoso degli affari dei depositi delle percentuali e delle quotazioni di borsa; […] Queste forze commerciali e industriali sono disposte a gradinate sulle più belle colline del più bell’anfiteatro del mondo. Queste abbracciano transatlantici che stupiscono il mondo e idrovolanti fratelli di velocissimi con cui Agello vinse la luce e il suono in velocità. Come vedete non ci poteva essere città più adatta alla creazione di un rinnovamento.»
[Intervista al “Corriere Mercantile” del 19.10.1934.]
Il padre del Futurismo in questo suo assaggio di versi liberi ottiene effetti notevoli sovrapponendo al mare e al porto di Genova, ai suoi traffici e alle sue merci, una visione africana presente nella sua immaginazione come imprinting residuale della sua infanzia e adolescenza in Egitto:
Ed ecco avanzarsi un piroscafo
che volge diritta la prua verso di me.
Io lo vedo ingrossarsi, come una enorme palla,
sotto i suoi grandi alberi branditi come lance!…
A lunghi passi pesanti s’approssima
sotto l’acque movendo le sue zampe immense,
simile ad un fantastico dromedario
che attraversi, con l’acqua a mezzo il corpo,
il roseo guado placido
di un Nilo paradisiaco in molli curve irrigante
un’ampia prateria del cielo…
Insieme al dromedario abbiamo anche il kanguro…
Sinistramente allineate su le banchine cupe, tutte avvolte
in folte brume d’incubo,
le Gru colossali si trasformano
in kanguri fantastici di bronzo, giranti su sè stessi.
I marsupii capaci delle lor pance son pieni
di minuscole ombre,
gesticolanti confusamente, al crepuscolo,
nel fumo degli aliti loro!…
Non poteva rendersi futuristicamente meglio l’intrecciarsi, nella fantasia marinettiana, della nascente meccanizzazione dell’attività portuale con le esotiche visioni egiziane, il tutto spruzzato con la sensibilità simbolista che ancora viva in quegli anni si andava tuttavia esaurendo.
Sinossi a cura di Bruna Mignone e Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
O Mare, la mia anima è puerile
e strilla e si dibatte per avere un giocattolo!…
Dàlle tu le tue barche pesanti e panciute,
che vanno in processione simili a preti in gran pompa,
alto portando l’albero come l’asta
di un palpitante stendardo quadrato
gonfio d’oro solare…
per divertirla, o Mare, per divertire
l’anima mia!
Scarica gratis: La mia anima è puerile di Filippo Tommaso Marinetti.