Opera pubblicata nel 1902, questo romanzo segue la vita quotidiana di Antonio, armajolo milanese, uomo amante della praticità, gran lavoratore nella sua officina e sposato con Paola; i due hanno una figlia di poco più di un anno.

Antonio si è sposato perché così conviene fare ad un uomo nella sua posizione, e per lui la felicità domestica consiste nel non modificare mai, per nessun motivo, le sue abitudini: lavoro, cena a casa, partita a briscola dopo cena con i soliti amici. Trova irritante il pianto notturno della piccola, e non ha mai provato istinti romantici a proposito della moglie, cui lascia ampia libertà di organizzare la propria vita, a condizione che appunto i suoi desideri siano rispettati, principalmente per quanto riguarda gli orari dei pasti. Oggi diremmo che Antonio è anaffettivo, non prova sentimenti particolari per la moglie o per la bimba, cui non fa mancare nulla, per altro. L’autore così lo descrive:

«Era cresciuto grande e grosso, impinguandosi del denaro paterno, percorrendo una monotona e fiacca via, non interrotta da nessun ostacolo, non pensando altro che a sè, non facendo il male più per calcolo d’opportunità pratica che per un severo principio morale…» (cap. xii)

Ma una sera gli amici della solita partita a carte iniziano a spettegolare sulle disgrazie coniugali, sui tradimenti a danno dei mariti, e il tarlo della gelosia inizia a rodere l’anima di Antonio: e se Paola avesse un corteggiatore? In effetti un amico di famiglia, ufficiale di cavalleria, corteggia ogni bella donna che incontra, ed è stato visto nelle vie del centro di Milano in compagnia di sua moglie. Incontri casuali o appuntamenti galanti? Antonio si rende conto che di sua moglie non conosce nessun pensiero, nessun moto dell’animo: se si fosse innamorata dell’ufficiale? La sua inquietudine, anziché provocare una spiegazione sincera con Paola, lo fa precipitare nell’angoscia più nera, come l’autore stesso descrive:

«…vien per tutti un momento in cui accadono nell’intimità della coscienza certi fatti speciali, certe modificazioni di sentimento che non si possono facilmente spiegare, a meno di ricorrere alle solite teorie delle cause lontane e degli effetti prossimi; ma come dico di queste cose io non me ne intendo e lascio agli altri lo spiegarle» (cap. vii)

Intanto, a causa di una sconfitta dell’esercito italiano in Africa, tutto il Paese si mobilita per inviare nuove truppe a sostegno delle imprese coloniali. Antonio, stupito di essere circondato da persone in preda ad un vivissimo sentimento patriottico, razionalmente comprende come l’entusiasmo per il destino dell’esercito non avrà nessuna ricaduta pratica sulle vite della maggior parte della gente, ma si affretta a presentare i conti a quegli ufficiali che hanno un credito aperto presso di lui e che saranno destinati all’Africa.

La giornata in cui le truppe lasciano la città è anche quella in cui il destino famigliare arriva al punto di svolta: Paola lascia ad Antonio un frettoloso biglietto in cui comunica che, per la malattia della zia, è costretta ad assentarsi per una notte da Milano, ed Antonio teme che questo sia in realtà un convegno amoroso, l’addio all’ufficiale di cavalleria. Il senso di colpa ed il rimorso per non aver compreso né corrisposto l’amore, e per aver probabilmente perso per sempre la sua Paola, gli fanno compiere atti assolutamente al di fuori della sua pacifica routine, ma gli fanno infine ritrovare la pace perduta e l’affetto della moglie.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

I casi ch’io sto per raccontare intorno al mio armajolo, e che potrebbero dedicarsi tanto a chi sta per prender moglie come a chi è già stanco d’averla, non hanno punto la pretesa di rinnovare le anime, nè di disporre le cose di questo mondo secondo teorie più o meno accettabili. Li metto giù man mano che mi cascano dalla penna, nella pia, quanto scusabile intenzione ch’abbian a trovar della buona gente che si commuova leggendoli al pari di me che li scrivo. E se per avventura qualche ingegno sottile o qualche spirito superiore, si lamentasse della volgarità del mio racconto e volesse persuadermi che ben altre trattazioni i nostri tempi e le nostre lettere richiedono, io risponderò che pur ammettendo la sensatezza delle suesposte obbiezioni, vorrei pregarlo di lasciarmi l’illusione d’esser libero di poter metter giù un romanzo a mio piacimento, visto che al dì d’oggi purtroppo, in tutto il resto, bisogna far la volontà degli altri. Tutt’al più, se non sarò riuscito a fare un bel libro, ne avrò fatto uno cattivo: inconveniente questo non troppo raro ai nostri giorni.
Quanto poi agli uomini di buona fede e di miglior volontà che leggeranno le mie pagine col solo scopo di far passare il tempo, dirò loro che la storia del mio armajolo è bella e interessante quanto quella dei Paladini di Francia, e che se proprio non riuscisse a piacere, la colpa sarebbe tutta di chi l’ha raccontata, ma non di chi l’ha vissuta.
Devesi dunque aver presente che il mio degno armajolo era un uomo molto noto nella sua bellicosa professione, in Milano e fuori. Godeva una alta stima nel mondo commerciale per la ragione che lo si riteneva molto ben provvisto del suo e che la sua bottega, situata in via Broletto all’insegna del Fucile di Solferino, era forse la più riputata di tutta la città.

Scarica gratis: L’armajolo di Milano di Luigi Venturini.