Pubblicato Linguaggio e poesia di Giulio Bertoni.
Dall’incipit del libro:
C’è, oggi, in tutti i linguisti pensosi delle sorti della loro disciplina o della loro verità, un segreto tormento, da cui la linguistica dovrà uscire in parte rinnovata. È una crisi, che è sorta necessariamente da mutate condizioni di cultura ed è stata in pari tempo provocata dallo stesso lavoro secolare, che sta dietro le nostre spalle e che trasforma o trasfigura i vecchi problemi e ne crea dei nuovi. Istanze, dubbi, domande assillanti si affollano alla mente. Quando mai arriveremo a liberarci dal mito di lingue librantesi, come nebulose, al disopra della loro svariata fenomenologia e a correggere il preconcetto di leggi puntuali, immote, sistematizzabili in ischemi rigidi e fissi, coi quali si possa scrivere, una volta per sempre, una grammatica suscettiva più di ampliamenti che di trasformazioni sostanziali? Quando ci convinceremo che altro è studiare la lingua come fatto sociale e altro è studiarla come energia spirituale? Quando riconosceremo, nello svolgimento del linguaggio, l’importanza che spetta all’attività estetica, attività essenziale, ineliminabile, la quale conferisce alla lingua un tono, un colore, una vibrazione, che quantitativamente variano da uomo a uomo? Quando ci persuaderemo che nella liricità, nell’effusione dell’animo, stanno, a ben guardare, i misteri e le bellezze supreme del linguaggio: così le ascose ragioni di uno sviluppo fonetico, morfologico e sintattico, come il palpito inconfondibile o il segno caratteristico di un anonimo o illustre poeta? Chè all’attività estetica, cioè alla fantasia, è legato il linguaggio, la cui storia ci riconduce sempre direttamente o indirettamente, mediatamente o immediatamente, a questa attività, senza la quale non sarebbe concepibile il ritmo del pensiero.