L’autore espone in questo libro la tesi secondo la quale in ogni uomo esistono facoltà – che egli descrive come ordinariamente latenti – le quali, se opportunamente destate, permettono all’uomo stesso di acquisire conoscenze sui mondi superiori.
Nella prima parte del testo egli indica le modalità pratiche per adoperarsi nello sviluppo di tali facoltà, supportando tali indicazioni con un’ampia descrizione di matrice teorica. L’invito al risveglio di tali facoltà è esplicitamente rivolto ad ogni essere umano; l’autore afferma infatti che per acquisire la conoscenza e la capacità nei mondi superiori non esistono ostacoli per chi conduca seriamente la ricerca. L’avvio lungo questo cammino presuppone tuttavia un ben determinato atteggiamento dell’anima: esso consiste nella venerazione, nella devozione di fronte alla verità ed alla conoscenza.
Ogni sentimento di vera devozione che si sviluppi nell’essere e nella sua anima smuove infatti – sostiene l’autore – forze che condurranno al progresso nella conoscenza. Si tratterà dunque di autoeducarsi come ora indicato smorzando e, successivamente (per quanto possibile), eliminando in radice la critica, il giudizio, la disposizione a sentenziare che sono propri di un essere non affine alla venerazione della conoscenza. Nel testo viene anche chiarito come operi il rapporto tra sentimenti votati alla venerazione della conoscenza e acquisizione delle facoltà proprie alla percezione dell’esistenza di mondi superiori. Sebbene infatti l’uomo ordinario stenti a credere che sentimenti come il rispetto e la venerazione possano condurre alla conoscenza, l’autore dimostra nel testo come il nesso tra tali atteggiamenti e la conoscenza sia rinvenibile nella circostanza oggettiva che è l’anima a conoscere, e per l’anima i sentimenti sono comparabili alle sostanze nutritive per il corpo.
Sinossi tratta da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/L’Iniziazione
Dall’incipit del libro:
In ogni uomo esistono facoltà latenti, per mezzo delle quali egli può acquistarsi cognizioni di mondi superiori. Il mistico, il gnostico, il teosofo parlano continuamente di un mondo delle anime e di un mondo degli spiriti, che sono per loro altrettanto reali quanto quello che si può vedere con gli occhi fisici e che si può toccar con mano. Chi li ascolta ha diritto di dire: «Queste esperienze di cui mi parlano, io pure le posso avere, se sviluppo talune forze che ancora dormono in me». Si tratta soltanto di sapere come occorra adoperarsi per sviluppare tali facoltà; un consiglio al riguardo potrà venir dato soltanto da coloro che già posseggono quelle forze. Da quando esiste il genere umano vi sono sempre state delle scuole, nelle quali chi possedeva le facoltà superiori istruiva coloro che aspiravano alle medesime. Queste scuole vengono chiamate «occulte»; e l’insegnamento che in esse viene impartito si chiama insegnamento occulto. Tale denominazione si presta naturalmente a malintesi; chi la ode può facilmente essere indotto a credere che gli uomini capaci d’impartire tale insegnamento vogliano rappresentare una classe specialmente privilegiata, che trattiene arbitrariamente il proprio sapere dai suoi simili. Anzi può essere perfino tentato di credere, che dietro a questo sapere non si asconda forse niente d’importante, poichè se si trattasse di vera conoscenza non occorrerebbe farne un segreto; si potrebbe comunicarla apertamente e renderne accessibile il beneficio a tutti gli uomini.
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