Henry De Vere Stacpoole pubblicò il suo primo romanzo, The Intended, nel 1894. Fu un completo insuccesso che deluse profondamente l’autore; tuttavia il tema del sosia, che era al centro del romanzo, lo interessava talmente che nel 1896 scrisse e pubblicò Pierrot! A Story dove al tema del sosia si sovrappongono i temi del doppio psichico e una complessa storia di maledizioni familiari. Fu consigliato da amici letterati di rendere il tema più leggero, ma ci vollero molti anni perché Stacpoole provasse a riaffrontare la tematica del sosia, finché nel 1918 diede alle stampe questo The Man Who Lost Himself, che risulta essere una rielaborazione in termini più spensierati e meno austeri e talvolta lugubri dei due romanzi suaccennati. Uno sfortunato imprenditore americano di Filadelfia, Victor Jones, in visita a Londra per cercare di ammortizzare l’ennesima delle sue iniziative imprenditoriali fallite, si imbatte in un gentiluomo nobile e ricco, che risulta essere il suo esatto sosia. La situazione si è ormai fatta drammatica: Jones non ha più neppure i soldi per pagare il conto dell’albergo né per poter fare ritorno in patria. Per questo non si oppone al bere smodato proposto dall’occasionale conoscenza.

La mattina dopo si ritrova in una elegante camera d’albergo, con dei domestici che si rivolgono a lui chiamandolo Earl Rochester. Jones scopre quindi che il suo sosia si è suicidato e decide di prenderne il posto assumendo il nome di Rochester. Tra le varie cose che si trova a dover fronteggiare nella sua nuova posizione ci sono numerosi inconvenienti e persino una bella moglie.

L’espediente del doppio in letteratura, come è noto, ha radici antiche (Plauto, ad esempio) e nel romanzo inglese dell’800 si è sviluppato analizzandone vari aspetti. Oltre ai notissimi Dottor Jekyll e Mr. Hyde e Il ritratto di Dorian Gray, va ricordato almeno Il compagno segreto di Conrad. Fuori dall’Inghilterra il contributo importante a questa tematica venne da Dostojevski con il suo Il Sosia e in Italia da Pirandello. Anche in Germania il tema era stato trattato ad esempio in Sibenkäs di Jean Paul. In tutti questi casi l’espediente letterario è funzionale a tentativi di ricerca sulla natura umana e sulla conflittualità che talvolta emerge tra i vari aspetti della personalità e dello spirito umano. Questo sia se il tema del “doppio” viene sviluppato come “sdoppiamento” di personalità sia che si tratti di sosia reali.

Il romanzo di Stacpoole si presenta come un’indagine più superficiale, rispetto agli esempi sopra citati; la scrittura è essenziale tanto da poter apparire rozza e grossolana; alcuni accenni in materia di etnie sono certamente anacronistici e sconcertanti. Ma la trama e l’ambientazione ha momenti di vera genialità. Ma se chi legge questo romanzo apprezza colpi di scena, sorprese e svolte sorprendenti e imprevedibili troverà questi ingredienti dosati in maniera quasi ottimale. Se mai si può dire che tutti gli ingredienti “a effetto” profusi a piene mani durante la narrazione potrebbero far attendere un finale meno sobrio. Ma anche questo elemento forse può essere visto come fattore di equilibrio e funzionale alla vicenda. Prova ne è che questo testo viene inserito ancora oggi in collane letterarie che si prefiggono di salvaguardare “opere culturalmente importanti e portatrici di una conoscenza di base”.

Un’ultima osservazione di carattere generale: i primi due decenni del XX secolo furono caratterizzati da numerosi conflitti bellici, culminati con la guerra mondiale. Il problema dei reduci dispersi, il loro eventuale riconoscimento e i tentativi certamente operati da alcuni di cogliere l’occasione per cambiare identità, erano temi all’ordine del giorno. Se non fosse stato scritto quasi dieci anni prima, questo L’uomo che smarrì se stesso, potrebbe persino sembrare ispirato al notissimo caso “Bruneri-Canella” che appassionò l’opinione pubblica italiana durante gli anni ’20-30 del secolo scorso. Da non dimenticarsi inoltre che nello stesso periodo le teorie della psicanalisi si andavano diffondendo e affermando: nel 1914 Otto Rank aveva scritto Der DoppelgängerIl doppio, il significato del sosia nella letteratura e nel folklore. Non è questa la sede per analizzare quest’opera, resta però da dire che il tema del “doppio” ha continuato a interessare molti scrittori anche contemporanei, da Italo Calvino, a Stephen King a José Saramago.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Era il primo di giugno, e Victor Jones di Filadelfia, sconfitto nella sua prima grande battaglia contro la vita, se ne stava seduto nel vestibolo del Savoy Hôtel di Londra.
Benchè di Filadelfia, Jones non era americano e non aveva nemmeno l’accento americano. Australiano di nascita, il suo primo impiego lo doveva a una banca di Melbourne. Mandato in India da una casa di commercio, aveva tentato di avviare per suo conto una piccola azienda, ma era fallito. Allora si era messo a girare il mondo, andando a finire a Filadelfia.
Senza alcuna base finanziaria, Victor Jones e un suo socio di Filadelfia erano entrati in gara per ottenere dal Governo inglese una fornitura di barre e lamiere d’acciaio. Venuto a Londra per spingere personalmente l’affare, Victor aveva intervistato innumerevoli personaggi ufficiali, che con belle frasi evasive l’avevano rinviato ad altri personaggi ufficiali. Così erano passate tre settimane. E quella mattina l’offerta della «Società Stringer» (il socio di Jones e finanziatore del viaggio si chiamava Aronne Stringer) era stata respinta e l’appalto aggiudicato ai Fratelli Hardmans, di Pittshurg.

Scarica gratis: L’uomo che smarrì se stesso di Henry de Vere Stacpoole.