Quest’opera fu ultimata dall’autore, e pubblicata a Lipsia, nel 1910. Rilke vi lavorava dal 1904, come è testimoniato da numerose lettere scritte tra il 1904 e il 1910. È divisa in due parti rispettivamente di 38 e 33 “passi”. I Quaderni di Malte Laurids Brigge ebbero immediata risonanza; la sostanziale dissoluzione della trama narrativa caratterizza la struttura dell’opera che, per questa ragione, si pone come uno degli esempi più importanti di “antiromanzo”. Ebbe però anche l’effetto di allontanare coloro, tra i lettori di Rilke, che avevano apprezzato la scrittura intimista di Mir zur Feier e la spinta neoromantica di Das Stundenbuch. Il brusco mutamento della sua scrittura era già avvenuto, in campo lirico, con Neue Gedichte del 1907, ma con Malte Laurids Brigge raggiunge il suo compimento. Non è un caso quindi che dopo quest’opera passassero13 anni prima che andasse alle stampe un nuovo testo di Rilke. Come già in Neue Gedichte, Rilke indugia in questo romanzo sugli aspetti deformi e orribili del mondo. In particolare nelle lettere a Clara Rilke, l’autore sembra promuovere una lettura “negativa” del suo romanzo: fallimento e morte del protagonista condotta attraverso riflessioni che appaiono spesso sconnesse e arbitrarie. Ma la “rottura” è duplice: da un lato quella dell’unità tra persona e destino e dall’altro quello della continuità narrativa ottocentesca. Rilke fa a pezzi ogni forma di coerenza spazio-temporale e di conseguente sviluppo della trama. Ne scaturisce uno dei grandi romanzi dell’avanguardia letteraria in lingua tedesca, e, se visto cronologicamente, un precursore della sperimentazione della dissoluzione della cornice narrativa classica che sarà caratterizzata dall’opera di Kafka, Musil, Broch e Benn svolgendosi in parallelo alla grande epopea moderna di Joyce e, se pure solo parzialmente, di Proust.

Ultimo di una stirpe decaduta, un giovane aristocratico danese vive come violenza e alienazione gli aspetti cittadini tardo-borghesi emblematici dell’ambientazione parigina della prima parte del romanzo. L’azione è legata al caso e si svolge come un flusso anonimo al quale inutilmente il protagonista narrante cerca di reagire, facendosi invece sopraffare dal sentimento di ripulsa verso ciò che lo circonda: un edificio sventrato gli appare come un organismo in decomposizione, la gente attorno a lui ha una maschera al posto del volto. Anche la scienza limita e comprime la sostanza umana; volendo stabilire regole generali nega sia l’individualità e che il significato della morte. Oggi si muore “come capita” e il tentativo di opporsi a questo cambiamento avviene attraverso l’ossessione dell’ordine e questo conduce a psicosi e schizofrenia. Oppresso quindi dalla solitudine non lenita dall’insufficienza della parola, ricerca la propria identità nel ricordo e nella compassione verso gli altri. Emblematico il passo nel quale imbattendosi in un epilettico che incespica per l’avvicinarsi della crisi, Malte cerca di aiutarlo a passare inosservato tra la folla incespicando pure lui, quasi che il diffondersi di un comportamento possa rendere accettabile e “normale” quello anomalo.

Nella seconda parte ai ricordi d’infanzia si alternano ricordi storici che spaziano senza ordine preciso da Cristiano IV, Demetrio di Russia, Eleonora Duse, Bettina Brentano, Saffo, Carlo VI di Francia. Il tentativo di vivere più intensamente lo induce a scindere il tempo in frazioni sempre più piccole, in attimi che però sfuggono inesorabilmente. Come il “figliol prodigo”, oppresso dall’amore dei suoi cari, fugge da casa per provare a ritrovare la propria identità. Nello sprazzo di vita idilliaca si trova la comprensione dell’importanza del recupero del proprio passato. Nel ritorno a casa si comprende però che l’affetto con il quale viene accolto è di tipo egoistico. Il vero amore è solo quello infinitamente lontano, Dio, che si può intravedere attraverso la rinuncia.

I Quaderni si configurano quindi come un approdo a una forma narrativa radicalmente moderna che parte praticamente dal nulla, come spiegano efficacemente Alberto Destro e Andreina Lavagetto nei loro saggi su Rilke. Non c’è un retroterra di riflessione sul destino della narrazione attraverso la dissoluzione saggistica, come in Musil, il flusso di coscienza in Joyce, la parabola in Kafka. Rilke stesso in una lettera Lotte Hepner dice che lui stesso percepisce il Malte Laurids Brigge:

«come una forma vuota, un negativo le cui cavità e affossamenti, tutti, sono dolore, sconsolatezza e dolentissima coscienza, ma il cui calco, se fosse possibile costruirne uno […] sarebbe forse felicità, assenso – precisa e certissima beatitudine.»

Per questo e-book ci siamo avvalsi della traduzione, la prima italiana, di Vincenzo Errante, a tutt’oggi efficacissima. Si segnalano anche le traduzioni di Giorgio Zampa, alla sua prima traduzione impegnativa, e, più recentemente, di Furio Jesi.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

11 settembre, rue Toullier.

È proprio qui che la gente viene per vivere? Sarei piuttosto propenso a credere che, qui, si muoia.
Sono uscito. Ho visto: ospedali. Ho visto un uomo barcollare e accasciarsi. I passanti gli si sono stretti súbito attorno, risparmiandomi di scorgere il resto.
Ho veduto una donna incinta. Si trascinava a fatica lungo un muro alto e caldo. Protendeva tratto tratto le mani a tastarlo, come per convincersi d’essere ancóra là. Sí; era là. Dietro di lei? Cerco sulla carta topografica: Maison d’accouchement. Bene. Quivi, la libereranno facilmente.
Piú oltre, rue Saint-Jacques, un enorme edificio a cupola. La carta spiega: Val-de-grâce, Hôpital militaire. Non mi occorreva un simile ragguaglio. Ma non conta. La strada ha incominciato a odorare male, d’ogni parte. Sentiva, per quanto potessi distinguere, di jodioformio, di patate fritte, di paura. Tutte le città sono graveolenti, d’estate.

Scarica gratis: Malte Laurids Brigge di Rainer Maria Rilke.