Rifugiatosi in Svizzera allo scoppio della prima guerra mondiale, Romain Rolland pubblicò Au-dessus de la mêlée (Al di sopra della mischia) testo nel quale radunava alcuni suoi scritti di stampo pacifista e antimilitarista nel solco della filosofia tolstoiana. Sempre nel 1915, Rolland ricevette il premio Nobel per la letteratura. Al di sopra della mischia non mancò ovviamente – per la notorietà e l’influenza culturale dell’autore – di suscitare dibattiti, spesso aspri, tra interventisti e neutralisti-pacifisti in tutta Europa. In questa biblioteca Manuzio abbiamo già pubblicato Al di sotto della mischia dell’anarchico interventista Charles Albert (https://liberliber.it/autori/autori-a/charles-albert/al-di-sotto-della-mischia/) testo del 1916 che ospita anche una lettera di H. G. Wells diretta a Rolland; ma anche in Italia le risposte a Rolland non mancarono.

Pubblichiamo adesso Nella mischia : Risposta di una donna a Romain Rolland, che si inserisce con efficacia e in posizione non certo trascurabile in quel filone dell’interventismo femminile in Italia che nelle pubblicazionidel progetto Manuzio abbiamo già affrontato parlando di Maria Ryger, Anna Franchi, Teresa Labriola, Amelia Pincherle Rosselli. Sulle motivazioni di queste posizioni femminili riguardo alla partecipazione dell’Italia alla guerra non ci dilunghiamo quindi adesso. Ovviamente le motivazioni presentano molte sfaccettature: l’entrata in guerra dell’Italia rappresentava per alcune (Anna Franchi, Maria Ryger) la naturale conclusione delle guerre risorgimentali; per altre (Teresa Labriola) era più marcato l’accento direttamente statalista e nazionalista.

Anche nel caso di questo testo di Gwis Adami vediamo intersecarsi le motivazioni patriottiche con la nozione di guerra giusta – che va di pari passo con uno spiccato antigermanismo – e con la conquista del diritto di cittadinanza per la donna. Questo testo, come spiega l’autrice nella breve introduzione, era pronto da anni ma viene consegnato alle stampe solo a febbraio del 1918 a causa delle difficoltà dell’industria libraria, senza apportare alcun aggiornamento. Potendo sorvolare sulle ragioni dell’interventismo femminile alle quali già abbiamo accennato trattando della vita e delle opere delle autrici sopracitate, mi soffermerei adesso su alcune caratteristiche che emergono dalla lettura di questo testo e che sono certamente peculiari della sensibilità democratica e femminista dell’autrice. Dopo aver attaccato con forza la Germania e l’idea di dominio insita nel popolo tedesco, Rosalia Gwis Adami afferma:

«L’uguaglianza è la legge naturale dellʼumanità ed è perciò che là dove non è rispettata a fianco dell’umiliazione nasce la superbia, il bisogno di esercitare in un modo o nell’altro quella medesima tirannia cui si soggiace. Qui è la storia di tutte le autocrazie. I Russi soggiogati dagli Zar sfogavano sugli Ebrei il loro spirito di violenza e quasi sempre ogni popolo avvilito trovò il suo capro espiatorio.
La mancanza di libertà falsa l’individuo e lo rende rigido e ambiguo.
Tutto in Germania si svolge per così dire automaticamente. La parola «polizei» ricorre di continuo come il nome augusto e solenne di una imponente forza regolatrice del complicato meccanismo nazionale. È il regno delle macchine. Un ordine, un cenno, monta sul medesimo quadrante tutte le volontà individuali. E l’uomo macchina appare il prototipo della civiltà.
Ma noi o meglio la forza travolgente dei tempi nuovi vi infonderà alfine, o Tedeschi, una ben altra vita!
Questo sa e pensa uno di voi che rinchiuso nel suo carcere forse spia nei cieli se mai l’Angelo della Libertà muove alfine verso la sua terra…
È Carlo Libknecht.»

Libknecht era in carcere perché la sua Lega Spartachista aveva manifestato contro la guerra. Mandato al fronte nel 1915 si era rifiutato di combattere. Era un rivoluzionario ma certamente avversario della guerra. Gwis Adami porta invece le sue argomentazioni interventiste in funzione antitedesca, senza pensare che, forse, dando vigore a un fronte pacifista e neutralista si sarebbe rafforzata anche la posizione di Libknecht. Certamente erano anni molto difficili e prendere una posizione neutralista e pacifista non era conseguenza immediata di convinzioni democratiche e progressiste. È noto che anche nel movimento anarchico, con il “manifesto dei sedici”, aveva preso consistenza tramite pensatori non certo di secondo piano come Kropotkin, Charles Malato, Jean Grave, l’idea interventista che si fondava sul fatto che, a loro parere, la sconfitta della Germania avrebbe dato il via alla rivoluzione sociale a livello internazionale. Ma a Gwis Adami stava certamente più a cuore la posizione della donna, e esprime questo suo sentire nel capitolo, che è centrale per la chiarezza della sua posizione, intitolato La parte della donna. In questo capitolo l’autrice sottolinea con forza i valori del mondo e della sensibilità femminile in contrapposizione alla violenza e brutalità tipiche invece della sfera emozionale del maschio. Ecco un esempio del suo discorso:

«La libertà è la gran meta di ogni creatura pensante e noi ce la conquisteremo da noi stesse… ma bisogna anzi tutto esserne degne. Non dobbiamo imitare l’uomo, ma piegarci ad ascoltare sempre più le nostre voci interiori e lasciarci guidare da esse – svolgere sempre più le virtù sostanziali del nostro sesso – e riveleremo così un’altra metà dellʼinfinito, rimasta fino a oggi quasi inesplorata.»

Se si pensa a quanto è costato in termini di vite umane e di sofferenze e distruzione, quasi tutti gli obiettivi degli interventisti (fatta eccezione ovviamente per gli interessi dell’imperialismo internazionale che come ogni volta adopera l’andamento bellico e le sue conseguenze nefaste per sviluppare settori dell’economia e per ridefinire le sfere di influenza e di sfruttamento) sono andati incontro al fallimento. Dal punto di vista dell’emancipazione femminile in Italia, che è quello centrale in questa particolare porzione dell’interventismo, dall’esito bellico è scaturita la legge del 1919 n. 1176 che certamente migliorava la condizione femminile rendendo meno asimmetrica, almeno legalmente se non sostanzialmente, la famiglia abolendo l’autorizzazione maritale. Con questa legge la donna poteva amministrare i suoi beni, stipulare atti di compravendita, comparire negli atti pubblici. Anche come madre assumeva finalmente un ruolo autonomo (fino a quel momento, anche in caso di morte del marito la sorte dei figli era delegata al “consiglio di famiglia” cioè ai parenti del marito defunto) e le era consentito l’accesso a tutte le professioni escluse quelle che implicavano poteri giurisdizionali, politici e militari.

Si può quindi dire che un primo piccolo passo il grande impegno interventista femminile durante la prima guerra mondiale lo aveva prodotto. Si sarebbe trattato, come sempre, di consolidarlo e ampliarlo a livello di coscienza sociale; mancando invece questo consolidamento a livello sociale, il decreto del gennaio 1920 poté invece stabilire indisturbato le numerose ed eclatanti eccezioni togliendo in pratica con una mano quello che sembrava aver concesso con l’altra. La lettura di questo decreto credo che possa essere illuminante per chiarire i perduranti interrogativi odierni sulla difficoltà di partecipazione femminile in settori chiave della vita pubblica. Ovviamente in questo contesto prendeva nuovamente piede e interesse il problema del suffragio femminile. Già vedemmo l’opera precorritrice e pionieristica di Salvatore Morelli (vedi in questa stessa biblioteca Manuzio), e si assiste quindi alla ripresa delle iniziative relative a questo problema, ripartendo dalle dichiarazioni di Giolitti che il 15 maggio 1912 aveva dichiarato che «ammettere al voto 6 milioni di donne sarebbe stato un tale salto nel buio che il governo non si sarebbe mai assunto la responsabilità di presentare un simile progetto di legge».

Il relatore per questo progetto di legge fu Luigi Gasparotto il quale, nonostante il grande impegno profuso dedica solo poche righe prive di commenti e di particolari nel suo Diario di un deputato. La proposta, a leggerla oggi, sembra uno scherzo, visto che il diritto di voto veniva attribuito con il primo articolo e con il secondo se ne sospendeva l’applicazione. Approvato alla Camera questo progetto di legge non venne comunque mai discusso al Senato. Le conquiste dei diritti del mondo femminile si realizzeranno con il consolidarsi di una cultura condivisa della storia all’interno della quale le lotte femminili costituiscono parte integrante del percorso, ancora lontano dal compimento, dell’emancipazione dell’umanità.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Siamo dunque giunti a una svolta della guerra, ove gli eventi precipitano, ove la guerra agonizza e muore soffocata dalla sua medesima empietà, ove sul nuovo orizzonte si profila, lontano, ma visibile, l’Angelo della Pace?
Forse.
E pure non dobbiamo distrarci ancora, non dobbiamo sollevare ancora il nostro cuore ferito, ma forte, dal vortice in cui siamo entrati liberamente, dobbiamo rimanere stretti avvinti ai nostri compagni e trattenerli se mai essi subiscono la seduzione della nuova vita che spunta al di là del nostro ultimo cimento.
Uniti compatti, un solo corpo, un solo spirito. Siamo l’Italia! Siamo più dell’Italia: siamo la giovine Europa, la nuova Umanità! Formiamo un tutto inseparabile possente invincibile. Non sgretoliamo la nostra compagine! Siamo la mischia di tutti i combattenti…
Sì, una volta, prima che la guerra abbia termine, anche una voce femminile dica perchè siamo scesi o meglio saliti nella mischia, perchè vogliamo rimanervi fino all’ultimo giorno, perchè ancor oggi incitiamo i pavidi e gli sconfortati a rimanere con noi, a chiudere tutt’ora gli occhi a qualsiasi lusinga che brilli oltre il nostro cerchio di fuoco e di sangue, a rimanere ancora nel nostro martirio… fino a domani, forse – forse ancora lungamente.
Il libro che io scrivo oggi ognuno lo potrebbe scrivere, ognuno che sia pervaso da questa magnifica sensibilità di guerra che ci penetra, ci scuote, annulla la nostra piccola personalità per svegliarvi una personalità più grande, più completa, quella stessa di un Popolo forte che cerca e trova le vie del suo riscatto, di una Razza, di un Tipo della Specie umana.

Scarica gratis: Nella mischia di Rosalia Gwis Adami.