Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: La donna di picche di Aleksandr Sergeevič Puškin.

È considerata l’opera narrativa più riuscita di Puškin, la cui prosa è caratterizzata da uno stile limpido ed essenziale che è stato accostato a quello di Cesare e di Voltaire. Il racconto fonde in maniera originale l’elemento fantastico e il sapore gotico della vicenda riconducibili alla narrativa romantica tedesca con il realismo della rappresentazione di alcuni personaggi, quali la vecchia contessa e la sua sfortunata dama di compagnia. Pregevole è l’equilibro con cui l’autore padroneggia gli ingredienti della narrazione, attraversata dalla leggerezza e dall’ironia impalpabile tipiche di Puškin. L’intera opera presenta molteplici riferimenti, sapientemente occultati da Puškin, riguardo alle società segrete decabriste. Inoltre i tre numeri (tre, sette e uno) hanno un valore simbolico e ricompaiono spesso durante l’intera narrazione.

Note tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/La_dama_di_picche_(Puškin)

Dall’incipit del libro:

Un giorno si giocava a carte da Narumov, della guardia a cavallo. La lunga notte invernale passò inavvertitamente; ci si mise a cena dopo le quattro del mattino. Quelli che erano rimasti vincitori mangiavano con grande appetito; gli altri stavan seduti nella loro distrazione davanti alle stoviglie vuote. Ma comparve lo champagne: la conversazione si animò, e tutti vi presero parte.
«Che hai fatto, Surin?» domandò il padron di casa.
«Ho perso, al solito. Bisogna riconoscerlo, sono sfortunato: gioco come un saggio, non mi accaloro mai, non c’è verso di togliermi di carreggiata, e perdo sempre!»
«E non ti sei lasciato tentare neppure una volta? Neppure una volta hai puntato, nel rout?… La tua fermezza mi fa stupire.»
«Ma come fa Ghermann!» disse uno degli ospiti, indicando un giovane ufficiale del genio. «Da che è al mondo non ha preso in mano una carta, da che è al mondo non ha raddoppiato neanche una posta, sta su con noi fino alle cinque e guarda il nostro gioco.»
«Il gioco m’interessa fortemente» disse Ghermann «ma non sono in grado di sacrificare l’indispensabile per la speranza di acquistare il superfluo.»

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