Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Margherita Pusterla di Cesare Cantù.
Cantù, sulla scia del successo dei Promessi Sposi dell’amico Manzoni, si accinse alla stesura di un romanzo storico sul modello di quello manzoniano e del Marco Visconti di Tommaso Grossi: la Margherita Pusterla, scritta mentre era in carcere e che fu pubblicata soltanto nel 1838 a causa della censura austriaca.
Basatosi sulla vicenda storica di Margherita Visconti (XIV secolo – 1341), figlia di Uberto e andata in sposa a Francesco Pusterla, l’opera del Cantù ne ricalca la disgrazia famigliare (lei verrà imprigionata e uccisa per essersi opposta alle lusinghe del signore della città, Luchino) intrecciandola con quella di personaggi “di fantasia” (secondo la metodologia del romanzo storico) che fanno da contorno alla vicenda della nobildonna milanese.
Nonostante le vicinanze tematiche e ideologiche coi Promessi Sposi (l’affidamento alla religione quale strumento di consolazione e salvezza contro i mali del mondo), Margherita Pusterla si rivela un romanzo storico «cupo» e più pessimista rispetto a quello manzoniano, sia per la mancanza del lieto fine, sia della divisione “manichea” tra buoni e cattivi.
Note tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Cesare_Cantù
Dall’incipit del libro:
Nel 1834 l’autore di questo libro trovavasi nelle prigioni di Stato dell’Austria. Il suo processante, Paride Zajotti, trentino, era letterato, e però conscio del tormento che maggiore dar si può ad un letterato, quel di privarlo di ogni mezzo di leggere e di scrivere. Brutalità tanto peggiore in quanto, al fine dell’inquisizione, si dovette dichiarare che non reggevano alla prova neppure gli indizj e i sospetti, pei quali era stato sì lungamente carcerato; e in quanto agli altri detenuti non letterati si permetteva perfino di abbonarsi a gabinetti di lettura. In quella atroce solitudine, il Cantù trovò modo di farsi dell’inchiostro col fumo della candela, penna cogli steccadenti; e su carte straccie, dategli per altri usi, scrisse il presente romanzo. Egli si ricordava del fatto in di grosso e dei tempi: gli mancavano i nomi proprj e le date sicure, talchè i personaggi nacquero con nomi suppositizj, siccome variarono alcune circostanze di fatto allorchè, sprigionato, potè limare il suo lavoro, e dopo lunga quarantena alla censura di Vienna, perchè la censura milanese non credette poterlo ammettere, il diede alla stampa.
Questi fatti non importano al pubblico, eppure sono tutt’altro che indifferenti per intendere molte parti del lavoro, nel quale l’autore volle ritrarre, o forse non volendo, ritrasse i proprj patimenti e le proprie consolazioni sotto figura altrui, mentre Silvio Pellico aveva in persona dipinto i suoi.
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