Video
Un breve documentario realizzato da Liber Liber, che spiega cosa è una mediateca digitale e cosa distingue una biblioteca tradizionale da una biblioteca digitale.
Il video, intitolato “La mediateca digitale. Liberare la conoscenza al tempo di Internet”, è stato realizzato anche grazie al sostegno della Regione Lazio: Assessorato alla Cultura, Spettacolo e Sport e il supporto tecnico e finanziario della E-text: progettazione siti Internet, editoria elettronica, multimedia (per saperne di più sulla E-text, visita il sito Internet http://www.e-text.it/).
Trascrizione integrale del parlato
Cosa è una mediateca digitale
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Una biblioteca digitale è una raccolta di testi elettronici accompagnati da meta informazioni – informazioni che li descrivono, che ne facilitano la gestione, il reperimento – ed è accompagnata anche da servizi. Proprio come una biblioteca tradizionale non è solo una collezione di testi, ma è una collezione di testi organizzata, resa fruibile e accompagnata da servizi verso l’utenza così anche una biblioteca elettronica (una biblioteca digitale) non è soltanto una collezione di testi elettronici, ma è una collezione di testi elettronici organizzati, descritti, intorno ai quali vengono offerti anche dei servizi all’utenza.
Parla Roberto Raieli, AIB
Nella biblioteca digitale i documenti sono molto più facilmente reperibili per il fatto che proprio perché in formato digitale possono essere facilmente diffusi nella rete, possono arrivare immediatamente sul tavolo dell’utente tramite il suo personal computer. Allo stesso modo, le notizie che riguardano questi documenti e che ne rendono più facile il ritrovamento e poi il reperimento effettivo, anche quelle informazioni percorrono molto più facilmente di prima la rete, possono essere scambiate, possono essere valutate e riorganizzate in modo diverso.
Il termine “mediateca”
Una biblioteca digitale è dunque una raccolta di e-text (testi elettronici) accompagnati da meta informazioni e arricchita da servizi. Una mediateca digitale, analogamente alla biblioteca digitale, è una raccolta organizzata, ma di varie tipologie di opere: non solo e-text, ma anche video, musica, ecc. Con l’avvento delle tecnologie digitali, le biblioteche stanno sempre più trasformandosi in mediateche.
Vantaggi delle mediateche digitali
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Nel parlare dei vantaggi per quel che riguarda la biblioteca digitale, si deve parlare dei vantaggi del formato digitale e dei vantaggi dei supporti digitali. Dal punto di vista del formato digitale il vantaggio principale è il fatto che il testo è tutto disponibile per lavori di ricerca, di annotazione, di meta datazione, cioè è possibile entrare dentro il libro, per fare ricerche, per cercare di confrontare tra di loro testi diversi, cosa che, normalmente, in una biblioteca tradizionale e nei libri a stampa tradizionale non si può fare. Se io voglio fare una ricerca dentro un libro tradizionale, ho degli strumenti: l’indice, l’indice dei nomi, il sommario, ma non ho quella capacità proprio di entrare dentro il testo che ho cercando singole parole, singoli termini, co-occorrenze di parole che ho nel caso dei testi elettronici.
Parla Roberto Raieli, AIB
L’altro grande vantaggio è che al documento testuale, insomma, così come è normalmente inteso, normalmente diffuso, si può affiancare anche il documento multimediale e quindi nel momento in cui parliamo di documento digitale può venite a cadere anche quello che era un grande discrimine, soprattutto per la raccolta e per l’utilizzo dei documenti nelle biblioteche tradizionali, il discrimine tra il documento testuale, trattato in un determinato modo e il documento multimediale che doveva essere trattato in tutt’altra maniera e, soprattutto, da altri macchinari, mentre dallo schermo del computer collegato alla biblioteca digitale, con lo stesso link di accesso si può visualizzare tanto un documento principalmente testuale quanto un documento visivo, audiovisivo o un documento sonoro.
Vantaggi dei supporti digitali
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Per quello che riguarda i supporti, il grosso vantaggio è la facilità di riproduzione del testo elettronico che può essere, quindi, fatto circolare, (che può essere) distribuito in maniera molto più facile. Il testo elettronico è qualcosa che è immediatamente duplicabile e riproducibile. Questo può portare anche un vantaggio in termini di conservazione, proprio perché la riproduzione genera ridondanza e la ridondanza è un ottimo strumento di conservazione, a patto però, che noi ci ricordiamo sempre che, di per sé, il supporto fisico delle informazioni in formato elettronico è abbastanza deperibile.
Noi abbiamo adesso diversi supporti fisici su cui può appoggiarsi l’informazione elettronica e sono tutti abbastanza deperibili. Questo è un problema se noi non ci occupiamo di rinnovare, duplicare l’informazione in formato elettronico in modo da essere sicuri di garantirne la conservazione. Se viene fatto questo lavoro di cura dell’informazione in formato elettronico, allora questa possibilità, questa facilità di riproduzione, diventa anche un grosso vantaggio in termini di conservazione, altrimenti, ci sono quei problemi che sono problemi di long-term preservation (conservazione a lungo termine). Se noi acquisiamo documenti elettronici e li lasciamo lì, senza preoccuparci di rinnovarli, di spostarli su nuovi supporti quando serve, [senza] tenere presente l’obsolescenza dei formati, allora c’è anche il rischio che l’informazione in formato elettronico possa deperire anche più rapidamente di quella tradizionale. Però abbiamo gli strumenti per combattere questa possibilità e quindi per garantire anche una buona conservazione dei documenti in formato elettronico.
E-book
Parla Luciano Pulerà, una esperienza d’uso
Io sono Luciano Pulerà, ho 28 anni, non sono originario di Roma, come penso si senta anche dalla mia cadenza, sono calabrese, sono non vedente dalla nascita, faccio uso sia del tradizionale braille classico che ritengo a tuttora che sia uno degli strumenti fondamentali, ma anche delle nuove tecnologie che, sono appunto, quelle informatiche che si possono utilizzare sia mediante, appunto, il braille informatico, sia le sintesi vocali, lo strumento che andremo ad utilizzare tra poco.
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Il fatto che le biblioteche digitali, le biblioteche elettroniche siano accessibili, normalmente, attraverso Internet, comporta, a sua volta, dei notevoli vantaggi. Il vantaggio più immediato è l’universalità dell’accesso, cioè il fatto che la singola biblioteca elettronica, anche una piccola collezione di testi in formato digitale, magari d’interesse, di per sé, particolare o locale, diventa accessibile da tutto il mondo.
Questo può garantire – può favorire – anche un’attenzione verso forme di produzione testuale o lingue che non sono – diciamo – tra le più favorite dell’attuale situazione del Villaggio Globale. Che è una situazione che tende molto a privilegiare certe lingue e certe tipologie di contenuti. Il fatto di poter rendere accessibili, con le stesse modalità dei contenuti – diciamo – più popolari o in lingue più diffuse anche i contenuti che sono più specializzati, più particolari, e in lingue meno diffuse, è una garanzia anche di accesso e di promozione della cultura. E questo è un fattore sicuramente importante.
Va anche tenuto presente che il formato elettronico, di per sé, è un formato che consente non solo la lettura o la riproduzione – diciamo -su schermo o su dispositivi tradizionali in forma testuale, ma può consentire anche la riproduzione, per esempio, su dispositivi che vanno a sintesi vocale, quindi rivolta a persone che hanno o possono avere problemi, per esempio di vista, in generale, per diversi tipi di disabilità il formato elettronico consente di utilizzare interfacce di lettura specifiche che aiutano a superare questi problemi di accessibilità, quindi anche da questo punto di vista ci può essere un notevole vantaggio.
Esempio d’uso
Parla Luciano Pulerà, una esperienza d’uso
Diciamo che i libri digitali, credo un po’ per tutti, ma soprattutto per le persone che, per qualsivoglia motivo, abbiano delle difficoltà di lettura, sono, diciamo, non so se esagero nel definirli, una svolta di vita, soprattutto per chi ha interessi intellettuali, ma semplicemente anche per coloro che amano il piacere della lettura.
Per quanto riguarda i non vedenti, ancora di più, perché è ovvio che i modi tradizionali di accesso alla lettura per un non vedente è o il braille, che per tutta una serie di ragioni non tutti possono conoscere, e poi soprattutto il braille ha dei costi, dei tempi di produzione e anche – diciamo- degli ostacoli, proprio fisici, in quanto un normale libro di scrittura in nero, per capirci, di 300 pagine sviluppa 7, 8, 10 volumi e così via.
Quindi questo rappresenta un limite, oppure, la registrazione di voce umana ma anche quella ha i suoi limiti, ha i suoi ostacoli. Con la digitalizzazione dei libri, significa che uno, a qualsiasi ora del giorno, della notte, quando vuole, in treno a casa, o dove meglio crede, ha la possibilità di leggersi un libro come chiunque. E’ un grande strumento che mette anche alla pari le persone.
Citazione da “I Promessi Sposi”, di Alessandro Manzoni
Abbiamo sentito la bellissima descrizione geografica della zona di Como e di Lecco e quindi ci possiamo anche fermare.
Gli strumenti per fruire dei contenuti digitali
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Uno dei problemi principali di cui si parla, quando si parla di biblioteche digitali e in generale, di testi in formato elettronico, in formato digitale, è proprio quello dell’interfaccia di lettura, cioè: che strumenti usiamo per leggere questi testi?
E una delle obiezioni che vengono fatte di solito, è un’obiezione sensata, è che lo schermo del computer non è comodo per leggere, soprattutto non è comodo per leggere certi tipi di testi, è comodo, magari, per leggere dei tipi di testi su cui noi siamo molto attivi, quando lavoriamo in modalità lean forward (inclinati in avanti), e quindi, oltre a leggere, per esempio, scriviamo, allora, avere un testo sullo schermo del computer, dato che poi usiamo il computer per scrivere, può essere comodo, ma per esempio, leggere un romanzo sullo schermo del computer è scomodo.
Però, va detto che la scomodità non è del testo elettronico, del testo digitale, la scomodità è proprio dell’interfaccia di lettura che usiamo, dello schermo e non è detto che in futuro non sia possibile avere interfacce di lettura migliore per i testi elettronici.
Io credo che uno degli aspetti principali, quando si guarda al futuro delle biblioteche digitali e dei testi elettronici, sia proprio quello dello sviluppo di interfacce di lettura adatte. Noi adesso abbiamo dispositivi come libri elettronici (questo è il Kindle della Amazon) che è uno di quelli più conosciuti, che sono però ancora lontani dall’avere la resa di un libro, però in linea generale, ci sono tante tecnologie che possono essere usate. E’ possibile e pensabile che in futuro potremo avere interfacce di lettura per testi elettronici altrettanto buone di quelle che abbiamo con i tradizionali libri a stampa.
La tecnologia “e-ink”
Il futuro si tinge di “e-ink”… Una nuova tecnologia per display che promette di eguagliare la leggibilità della carta. I display e-ink hanno numerose caratteristiche interessanti: sono molto nitidi, non soffrono di sfarfallio, e soprattutto non emettono luce (a differenza dei monitor LCD o a tubo catodico). Si limitano a riflettere la luce ambientale, esattamente come un normale foglio di carta. Questa caratteristica li rende confortevoli perché la luce riflessa affatica l’occhio molto meno della luce diretta.
I display e-ink, come abbiamo visto, sono già in commercio. Non hanno ancora sostituito i monitor tradizionali perché al momento supportano solo 16 toni di grigio (i display e-ink a colori sono ancora a livello di prototipo) e hanno una velocità di refresh (cioè di composizione dell’immagine) troppo lenta per visualizzare i video in modo fluido. Le innovazioni in questo settore sono comunque rapide, e si dà per imminente l’arrivo di una nuova generazione di display e-ink.
Il ruolo delle istituzioni
Parla Piero Marrazzo, Presidente della Regione Lazio
Potrebbe sembrare quasi una contraddizione legare la cultura e la vita virtuale, immateriale con quella molto reale del libro e invece tutto deve essere vissuto in modo discontinuo nella società d’oggi, cioè dobbiamo avere la capacità di comprendere che, invece, vanno uniti i mezzi di comunicazione, i contenuti che viaggiano sui mezzi di comunicazione. Il più antico è il libro. Il libro può vivere in modo digitale?
Ecco, io non sono un esperto dell’hardware, del software del mondo digitale, ma so che sui vagoni che il mondo digitale ti dà, ci devono essere messi tanti tanti contenuti e, tra questi, anche il contenuto del libro, perché non vorrei che poi la memoria futura, forse quella – non voglio dire unica ma importante – della rete digitale, non avesse nel suo patrimonio, quel patrimonio immenso che è nel mondo materiale delle città e delle sue biblioteche.
Un ruolo più attivo delle istituzioni pubbliche
Molte istituzioni pubbliche stanno prendendo coscienza delle potenzialità delle nuove tecnologie. Specialmente in ambito culturale Internet offre opportunità impensabili solo pochi anni fa; non solo nella conservazione, ma anche nella distribuzione e nella fruizione. Alle decine di milioni gli Italiani che “vivono” Internet tutti i giorni speriamo che le istituzioni pubbliche vorranno garantire servizi efficienti e opportunità di crescita culturale.
Parla Giulia Rodano, Assessore alla cultura della Regione Lazio
La rete ha rappresentato uno degli elementi cruciali di trasformazione del modo delle persone di percepire la cultura e il prodotto culturale, il consumo culturale. Questo sta rivoluzionando la modalità di fruizione della cultura, basti pensare alla musica o al cinema e quindi penso che per noi è essenziale il rapporto con la rete, per noi, quando dico noi, intendo i pubblici poteri, il sistema pubblico, le politiche pubbliche, il rapporto con la rete, in particolare in cultura.
Io penso che le politiche pubbliche debbano offrire opportunità, nulla come la rete deve evitare di essere irreggimentata, di essere, in una qualche misura, condizionata, è un terreno di libertà, ed è un terreno di opportunità, io penso che noi dobbiamo costruire le opportunità, quindi portare nelle biblioteche la banda larga, mettere a disposizione della fruizione più larga possibile tutto quello che noi abbiamo digitalizzato che è tanta roba, costruire una sorta di servizio culturale globale – diciamo – che consenta allo studente universitario di entrare nella biblioteca di Washington o di New York se cerca un testo o di entrare nella banca dati dei film se cerca un video o un prodotto audiovisivo.
I progetti attivi
Biblioteca Digitale Italiana
Parla Giovanni Solimine, BDI
La Biblioteca Digitale Italiana nasce da un programma di interventi del Ministero dei Beni Culturali e realizzato assieme a varie amministrazioni, Università, Istituti Culturali ma, più che altro, assieme alle Regioni.
Lo scopo era quello di digitalizzare, rendere disponibile in rete la parte più significativa del patrimonio culturale delle nostre biblioteche. Per questo motivo l’attenzione si è dedicata, in particolare, a fondi che caratterizzano le nostre biblioteche e che sono d’interesse anche per un pubblico straniero come i fondi musicali, il patrimonio antico, la cultura scientifica, i periodici storici. Non è un caso se poi, più della metà dei contatti sul sito Internet culturale, quello attraverso il quale son resi disponibili questi prodotti digitali, più della metà di questi contatti – dicevo – viene da altri paesi, in particolare dagli Stati Uniti.
Il progetto nasce circa 10 anni fa, da qualche anno ha subito un certo rallentamento anche a causa delle ridotte risorse finanziarie che potevano essere investite in questi interventi.
Gruppo di studio AIB
Parla Roberto Raieli, AIB
Il gruppo di studio sulle biblioteche digitali dell’AIB è attivo da parecchi anni per tentare di giungere a una definizione – come dire – condivisa della biblioteca digitale perché molte definizioni ci sono in corso, tutte più o meno simili, una definizione condivisa significa una definizione a cui hanno collaborato in molti, più che essere semplicemente la definizione con la quale molti sono d’accordo. Una definizione a cui hanno collaborato in molti, quindi non una definizione sintetica, non una definizione anche chiusa, bensì una definizione dinamica e in continua fase di ampliamento, come sono, effettivamente, le biblioteche digitali.
Per giungere questa definizione il primo importante risultato del gruppo di studio sulle biblioteche digitali dell’AIB, è stata la pubblicazione e la diffusione del Manifesto sulle Biblioteche Digitali, un insieme di 30 tesi sulle biblioteche digitali che riguardano i principi ma riguardano anche i sistemi e riguardano anche quelle che sono le caratteristiche tecniche delle biblioteche digitali, per l’appunto. In questo Manifesto si è tentato di dare una serie di definizioni che collegate tutte insieme possano costruire l’idea di Biblioteca Digitale. E, al Manifesto sono state collegati poi una serie di convegni che lo discutano, che lo elaborino, che lo mettano in discussione in alcuni punti.
Così è avvenuto: i convegni sono stati sempre molto seguiti tanto dal pubblico quanto da coloro che si sono effettivamente impegnati a partecipare al convegno con una loro tesi, con una loro riflessione. E, quindi, questo strumento si è rivelato parecchio valido. Il gruppo di studio dell’AIB ha in programmazione di utilizzare il solito strumento del lavoro condiviso e quindi di indire, innanzitutto, una conferenza, un convegno seminario, meglio definibile come unconference, quindi una non-conferenza nella quale verranno discussi dei temi di carattere molto pratico anche, sugli standard delle biblioteche digitale, sulle possibilità di condivisione effettive tanto dei documenti quanto delle tecniche per la costituzione delle biblioteche, ancora sull’interoperabilità nonché sul rapporto stesso che ci deve essere tra le diverse biblioteche, da un punto di vista professionale e da un punto di vista istituzionale.
Questo lavoro considererà anche quelli che sono adesso i temi emergenti del Web 2.0, quindi il rapporto che la biblioteca digitale deve avere con il Web 2.0, in quanto nella prima tesi del Manifesto, già anni fa, era stato scritto che la biblioteca digitale è una conversazione, quindi adesso questo concetto di conversazione deve confrontarsi effettivamente con gli strumenti maggiormente conversativi che l’Web sta realizzando in questo momento. E’ risultato, quindi, di questi ulteriori studi di carattere tecnico che coinvolgeranno anche la documentazione multimediale nonché il rapporto tra tutte le tipologie di documenti, in modo tale da non doverli sempre necessariamente dividere in categorie testuali, sonore e così via, quindi tutto questo insieme di temi che saranno i principali della prossima non-conferenza, verranno poi sviluppati al punto da diventare il materiale con cui vengono costituite le linee guida che si spera, entro l’anno, di poter quantomeno stilare.
Wikisource
Parla Andrea Zanni, Wikimedia Italia
Mi piace definire un Wikisource come una biblioteca digitale Wiki, biblioteca digitale perché pubblica on-line testi in italiano di pubblico dominio, cioè usciti dal copyright. Wiki perché, appunto, nasce direttamente da una costola di Wikipedia, l’enciclopedia libera e come Wikipedia pone un forte accento sull’accessibilità e la fruizione dei contenuti per gli utenti.
Come Wikipedia, ogni utente ha la possibilità di contribuire inserendo un testo, aiutando la comunità nella gestione del progetto. Il concetto di comunità e, conseguentemente, di libertà e apertura sono molto importanti per il progetto e, poiché la comunità, i volontari, è quella che gestisce, inserisce i testi, controlla la correttezza delle informazioni, controlla l’attendibilità delle fonti, controlla i metadati e questo ci differenzia, in un certo senso, da progetti come Liber Liber e Gutenberg.
Il nostro è un progetto con un’organizzazione molto meno strutturata, molto più elastica, molto più orizzontale.
Liber Liber
Parla Marco Calvo, Liber Liber
Liber Liber è un progetto di volontariato nato nel 1993, inseguendo l’idea di rendere gratuitamente accessibili i contenuti culturali liberi da copyright.
Grazie a Internet e a migliaia di volontari l’accesso agli equivalenti digitali di libri e di musica viene rivoluzionato. In che modo? Paragoniamo un libro in carta a un e-book: se in questo momento sto leggendo un libro in carta, soltanto io potrò leggerlo, se invece, sto leggendo un e-book questo può essere facilmente duplicato e può essere trasmesso via Internet ovunque e in pochi secondi. Anche il costo di questo processo viene rivoluzionato e diventa così basso che anche una piccola associazione culturale come la nostra può distribuire milioni di libri e di brani musicali ogni anno. Dei costi ci sono comunque e siamo grati a chi fa delle donazioni ma, per fortuna, nell’ambito delle mediateche digitali con poco si riesce a fare molto.
La questione del diritto d’autore
Parla Marco Calvo, Liber Liber
Per chiudere, un cenno alle norme che stanno gradualmente riducendo gli spazi della cultura libera, nello specifico, le norme sul copyright che diventano sempre più invasive e che diventano, di fatto, un ostacolo alla libera concorrenza.
Se soltanto un editore, ad esempio, può stampare un libro, solo lui ne determina il prezzo, inoltre, solo lui decide da quale apparato critico quest’opera deve essere accompagnata. E questo è un limite evidente ma ce ne sono altri. Ad esempio, un’opera sotto copyright non può essere modificata, quindi, processi creativi come la creazione di fumetti ispirati a fiabe note, di fatto, oggi non è più possibile. Un altro limite è che un’opera chiusa dal copyright non può essere usata per arricchirne un’altra, quindi, se voglio aggiungere un commento musicale a un documentario, ad esempio, devo pagare dei diritti che, con il tempo, tendono a diventare sempre più onerosi e che, poi di fatto, limitano le possibilità creative e fanno diventare la produzione di un documentario un qualcosa di sempre più oneroso e, di conseguenza, si va ad impoverire l’offerta culturale disponibile.
Infine, da tutto ciò se ne ricava un’impressione: sostanzialmente, che la cultura viene vista come un bene comune, come qualsiasi altro e che, quindi, vengono molto tutelati gli interessi delle poche grandi aziende che la distribuiscono, mentre vengono poco tutelati gli interessi di quelli che la cultura o la producono o, semplicemente, ne fruiscono.
Il futuro
Parla Giovanni Solimine, BDI
Io ritengo che la biblioteca digitale, in futuro, sarà sempre più interconnessa alle biblioteche reali, nel senso che già oggi vediamo che una parte dell’utenza delle biblioteche reali è un’utenza remota, un’utenza che quindi utilizza i servizi di biblioteca ma da casa, dal proprio luogo di lavoro, senza recarsi fisicamente in biblioteca.
Le biblioteche hanno la necessità, quindi, di offrire servizi, per esempio, attraverso una proposta, un’offerta integrata di strumenti tradizionali, come un catalogo del proprio materiale. Che, quindi, è materiale fisico, analogico, da consultare andando in biblioteca e, poi, a integrazione di questo, i documenti digitali. Credo cioè che vada offerto agli utenti delle biblioteche un insieme di materiali, materiali cartacei, materiali digitali, intendendo, in questo senso, anche documenti sonori, documenti video, immagini in movimento, immagini fisse, il tutto perché strumenti diversi rispondono ad unico bisogno informativo che è quello da cui parte la ricerca dell’utente.
Parla Gino Roncaglia, Università della Tuscia
Un altro aspetto importante del futuro delle biblioteche digitali è l’aspetto collaborativo.
Sui testi che sono raccolti in una biblioteca digitale, in un archivio digitale, in un archivio elettronico, si può lavorare insieme e questo vuol dire, per esempio, che si possono raccogliere collaborativamente, annotazioni sui testi, si possono raccogliere, collaborativamente, recensioni di testi, si può fare un grosso lavoro di contestualizzazione sociale dei testi. Questo lavoro non è una novità, di per sé, i testi sono sempre stati testi che vivono in un contesto sociale, però le possibilità di contestualizzazione sociale, di arricchimento sociale di un patrimonio testuale che sono offerte dagli strumenti di rete sono veramente notevoli. E del resto, che questo si possa fare è testimoniato anche dal lavoro che viene fatto già adesso, collaborativamente, su collezione di testi elettronici e su biblioteche digitali, sia per crearle anche attraverso iniziative di volontariato, Liber Liber è una di queste, sia poi dopo, per gestirle nel tempo, per promuoverne la diffusione e, anche, dal lato degli utenti, nel momento della lettura e della fruizione. Uno dei paradigmi del nuovo Web, quel del contenuto generato dagli utenti, che è un paradigma per certi versi anche discutibile, però si applica in qualche misura anche alle biblioteche digitali, proprio per la capacità che possono avere gli utenti di aggiungere, mettere in circolazione, aggiungere informazione utile al patrimonio testuale di una biblioteca digitale.
Open Alexandria
Parla Marco Calvo, Liber Liber
Open Alexandria è, molto in sintesi, un progetto che vuole offrire alla collettività uno strumento open source per creare e gestire archivi multimediali. Detta così sembra un qualcosa per addetti ai lavori, in realtà, l’ambizione è quella di creare uno strumento a disposizione di milioni di persone, di chiunque voglia pubblicare un contenuto digitale, quindi, lo scrittore emergente, il gruppo musicale e così via. Ma anche la biblioteca, anche l’ente che sponsorizza un evento, una rassegna di fotografie, etc.
Oggi buona parte di questi contenuti culturali non viene pubblicata, non viene archiviata, classificata per bene, che rimanga nel tempo perché, o non ci sono le competenze tecniche o non ci sono le risorse economiche. Altra parte, invece, viene effettivamente pubblicata ma si perde in un mare indistinto di pagine Web perché questa archiviazione e questa pubblicazione non vengono effettuate secondo gli standard. Con Open Alexandria, invece, l’ambizione è che anche un profano, anche chi non ha attrezzature e mezzi particolari riesca a creare un archivio ben strutturato tecnicamente e, soprattutto, in grado di interagire con altri archivi e quindi di rendere le ricerche, anche quelle specialistiche, molto molto più efficaci. Il software che Open Alexandria vuole integrare, che vuole migliorare, è il software MediaWiki, già molto diffuso. E’ quello che, sostanzialmente, ha consentito al progetto Wikipedia di avere un enorme successo e, quindi, si parte da una base che è già molto efficace, molto valida.
Per chi fosse interessato a saperne di più c’è un sito Internet: www.openalexandria.org.
Titoli di coda
Prodotto da:
Liber Liber
https://liberliber.it/
con il contributo di:
E-text
(web design, multimedia, editoria)
http://www.e-text.it/
e della Regione Lazio
Assessorato alla Cultura Spettacolo e Sport
Riprese:
Giampaolo G. Rugo, Andrea Zanni
Selezione musicale:
Paolo Barberi
Montaggio:
Cristiano Pinto
Musiche:
Monotronaut, Prosthetic Prospects
Loden, People Running
Tree Wave, May Banners

Marco Calvo
Regia:
Marco Calvo (Napoli, 1967), attivo da tempo nel mondo della telematica, ha collaborato nelle seconda metà degli anni ’80 allo sviluppo di MC-link, uno dei principali Internet provider italiani, nei primi anni ’90 ha curato alcune rubriche per la rivista di informatica MCmicrocomputer, all’epoca la più venduta in Italia.
Nella seconda metà degli anni ’90 ha curato per la RAI radiotelevisione italiana la realizzazione di alcuni siti Internet (RAI Mosaico, RAI Educational, Il Raggio Verde, ecc.), e di alcuni programmi sui nuovi media (“MediaMente” di RAI Educational, “TG3 Morning News”, ecc.).
Dal 2001 al 2003 ha collaborato con il CNIPA (Consiglio Nazionale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione) al gruppo di lavoro sull’accessibilità dei siti Internet della Pubblica Amministrazione. Sempre in questi anni ha collaborato alla progettazione di alcuni grandi siti Internet (Ministero della Economia e delle Finanze, Telecom Italia, ecc.). È consulente e docente nel campo delle telecomunicazioni. Ha pubblicato alcuni manuali per la casa editrice Laterza.
Attualmente è amministratore della E-text S.r.l., http://www.e-text.it/, specializzata in editoria elettronica, progettazione di siti Internet e formazione, e presidente di Liber Liber.
È on-line la sua home page: http://www.marcocalvo.it/.