Fin dal 1800 von Kleist si interessa del mito delle amazzoni iniziando ad abbozzare un lavoro drammatico che diverrà negli anni seguenti Pentesilea la cui prima stesura o abbozzo è del 1805. Nel 1807 il lavoro viene portato a termine. Da più testimoni si tramanda l’aneddoto per il quale, terminata di scrivere la tragedia, una sera, entrando tutto sconvolto a casa del suo amico Ernst von Pfuel, esclamò: «È morta, ah!, è morta!». Tutti balzarono in piedi spaventati, chiedendo chi fosse morto. «Pentesilea, la mia Pentesilea è morta!». Scrive sull’argomento anche alla cugina Marie von Kleist:
«C’è dentro la mia più intima natura… tutto il dolore [il “sudiciume” secondo altre traduzioni] e ad un tempo lo splendore dell’anima mia. Ora sono curioso di sentire che cosa dirà della Käthchen von Heilbronn, poiché questa è il rovescio della Pentesilea, il suo altro polo, una creatura altrettanto potente per totale dedizione, come quella per l’azione».
Certamente von Kleist studiò con molto metodo e attenzione il mito delle amazzoni. Uno studio sistematico su Pentesilea manca ancora oggi, e certamente non fu facile per il poeta tedesco documentarsi adeguatamente. L’intervento di Pentesilea nella guerra troiana non compare nei poemi omerici, neppure velatamente. Ma è probabile che l’episodio facesse comunque parte della materia legata al ciclo di Troia. Secondo alcuni commenti all’Iliade, esistono delle edizioni omeriche, presumibilmente alessandrine, dove l’opera terminava con questi versi: “Così essi onorarono la sepoltura di Ettore; e venne l’Amazzone figlia del magnanimo Ares, uccisore di uomini”. Il poeta Aretino dà maggiore consistenza all’episodio nell’Etiopide. Senza poter avere la pretesa di dilungarsi troppo sull’argomento, né meno che mai di essere esaustivi, bisogna ricordare il poema epico mitologico quattrocentesco di Andrea Stagi Amazonida, dove il settimo ed ultimo canto si conclude proprio con la partecipazione di Pentesilea alla guerra di Troia e dove viene preannunciata la morte dell’eroina. Poema tanto più importante perché narra, caso molto raro, anche le gesta precedenti della regina delle Amazzoni, prima della sua partecipazione alla guerra di Troia, della sua sconfitta nel duello con Achille e il successivo, ma tardivo, innamoramento di quest’ultimo. Una rapida visione di Pentesilea ce la fornisce anche Virgilio nell’Eneide. La descrizione più completa del duello con Achille la fornisce il poeta Quinto Smirneo nell’unico testo che di lui ci rimane, il Posthomerica.
Quando von Kleist scrisse il suo dramma il clima culturale controverso post-illuminista non poteva che accogliere in maniera controversa la sua opera, nella quale la rinuncia al sentimento individuale in favore di una “superiore” ragion di stato fa da sfondo al tema del rapporto tra i sessi e dell’identificazione di genere. Il popolo delle Amazzoni per riprodursi deve organizzare la “festa delle rose” che culmina nell’accoppiamento con i maschi presi prigionieri in battaglia, unico mezzo attraverso il quale l’amazzone può conquistare il proprio sposo. Pentesilea contravviene alle tradizioni e all’etica del popolo delle amazzoni, talmente rigida che per farne parte ogni cittadina è costretta all’autoamputazione del seno destro, innamorandosi di Achille. La battaglia non le è favorevole; sconfitta sul campo impazzisce e uccide l’amante in un accesso di rabbia profanandone anche il cadavere.
La critica contemporanea a Kleist fu in effetti molto dura e sfavorevole: l’opera venne considerata come l’indizio più probante delle condizioni psichiche alterate dell’autore. All’inizio del ’900 l’opera viene però rivalutata, sovvertendo l’opinione che percorre tutto il XIX secolo, che vede l’opera in contrasto con i canoni estetici prevalenti. Ne viene quindi messa in luce la sostanziale modernità. Proseguendo nel corso del XX secolo abbiamo poi le letture di matrice psicanalitica sia freudiana che lacaniana. Soprattutto nell’ambito di queste ultime si sviluppano le interpretazioni di tipo femminista e nell’ambito dei gender studies. È appena il caso di aggiungere che questi sviluppi nella discussione sull’opera trovano terreno fertile nel clima che si venne a creare per i fatti del Sessantotto, non solo le proteste studentesche ma anche la nascita di un nuovo movimento femminista.
Certamente gli inizi del XIX secolo, quando l’opera fu stampata e conosciuta, non costituivano l’ambiente più favorevole perché questa tragedia venisse accolta, compresa e interpretata senza preconcetti e remore culturali. Barbara Sinisi in un suo saggio riporta molto opportunamente quello che dice il critico Maximilian Nutz, secondo il quale: «Il terrore generato negli ascoltatori dalla scena dello smembramento orgiastico dell’amato è strettamente connesso all’infrazione delle norme culturali che il poeta opera, non solo attraverso una rivisitazione anticlassicista dell’antichità classica, ma attraverso la rappresentazione dell’ambivalenza del desiderio femminile, sospeso tra commovente devozione e passione distruttrice». Delle valutazioni non entusiastiche di Goethe abbiamo già parlato nella nota biografica relativa a von Kleist. Non è un caso che si debba attendere il 1811 perchè l’attrice Henriette Hendel-Schütz metta in scena alcuni brani della tragedia; nel 1876 ci fu la prima rappresentazione, censurata e modificata, al Königliches Schauspielhaus di Berlino e solo nel 1892 a Monaco avvenne la vera messa in scena della tragedia. I tempi e il cambiamento del contesto culturale erano ormai maturi per una rivalutazione che potesse accantonare lo scandalo dovuto allo sconvolgimento dei canoni della classicità e alla disarmonia provocata dal contrasto con la caratterizzazione femminile di quel frangente storico. La recensione del 1808 in “Miszellen für die Neueste Weltkunde” – che rispecchia anche il parere di Goethe – afferma che l’opera «offende il buon gusto e fa indignare la delicatezza […] il disgustoso non può essere oggetto delle belle arti». Persino Krafft-Ebing nel suo Psychopathia sexualis definisce la tragedia Pentesilea classico esempio di sadismo femminile scritta da un autore dalla mente disturbata. Barbara Sinisi sottolinea come il cambiamento nella ricezione del dramma da parte di pubblico e critica conduca a considerare il desiderio sessuale presente in Pentesilea non più come una perversione, ma come una metafora della “dimensione bacchica della cultura greca”.
Riproduciamo in questo e-book la prima traduzione italiana in endecasillabi ad opera di Vincenzo Errante. Il traduttore dà conto nella sua nota introduttiva di una omissione di 9 versi dell’originale. Tale traduzione è stata per oltre cinquant’anni l’unica versione italiana prima che si aggiungesse quella di Ervino Pocar. Il lavoro di Vincenzo Errante resta tuttora di grande pregio artistico e poetico.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
SCENA PRIMA.
ULISSE e DIOMEDE entrano da un lato: dall’altro, ANTILOCO. Sèguito, dall’una parte e dall’altra.
ANTILOCO
Io vi saluto, o Re! Quali novelle,
dal dì che sotto Troia ci lasciammo?
ULISSE.
Cattive nuove, Antiloco. Tu vedi
su questi campi fervere la zuffa
tra gli Elleni e le Amazzoni, siccome
tra due branchi di lupi furibondi.
Perchè, per Giove? Ignote son le cause.
Se Marte irato o Delio non afferrano
la clava, o se lo Scuotitor di nubi
non s’interpone a folgori ed a tuoni,
questi lupi feroci che s’azzuffano
rantoleranno agonizzanti al suolo
prima di sera, con le zanne infitte
l’un nella gola all’altro. Orvia, recatemi,
entro un elmo, dell’acqua!
Scarica gratis: Pentesilea di Heinrich von Kleist.