Storia di una numerosa famiglia della agiata borghesia toscana dell’800: dapprima a Lucca, ai giorni di Elisa Bonaparte Baciocchi; poi a Firenze, ancora granducale, sotto Leopoldo II d’Asburgo-Lorena, detto «Canapone», e poi capitale provvisoria del nuovo regno, le vicende di questa famiglia si svolgono attraverso tre generazioni.
Vivamente ritratti i caratteri dei personaggi: Tista e Bettina sono i due capostipiti della famiglia; Tista, volubile, sventato e mattacchione, liberale e anticlericale, sempre pronto ad accendersi per le aspirazioni patriottiche del tempo; Bettina, religiosissima e vera matriarca, perde uno dopo l’altro quattro dei suoi sei figli: Sarina, primogenita e ancora bambina, e i due gemelli per l’epidemia di tifo; in ultimo Luigi, medico e filantropo, religioso come la madre, la cui casa Bettina conduceva già da anni. Ottimamente descritta la figura di Luisa, moglie di Luigi. L’ultimo figlio, Vincenzo, si sposa a cinquant’anni, dopo la morte della madre, e la bimba che nasce dal suo matrimonio narra la storia di famiglia. Folla di personaggi sui quali rivive un anelito di vecchio mondo, dalla nostalgia del quale l’autrice non può scostarsi, trovando sicurezza nel culto tradizionale delle idee e costumi e della vita domestica dal ritmo austero.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Donna Bettina e le due nipoti giovinette uscirono, seguite dalla Carmela che chiuse l’usciolo del grande portone.
Il colpo rimbombò nella strada buia, deserta, e parve immenso. Donna Bettina si volse irata alla cameriera:
— Te lo devo ripetere tutte le mattine di chiudere piano? Lo sai pure che la gente dorme. Testa dura!
— Ma che buio! – osservò la Bianchina.
— Oh! le stelle! – esclamò sorpresa la Pia. – Quante!
Le fanciulle si soffermarono a guardare il cielo notturno di febbraio, con stupore, chè, certo, non avevano mai visto uno scintillio simile nell’azzurro così cupo.
Donna Bettina stretta nella mantiglia foderata di pelliccia, s’era avviata svelta svelta sul marciapiede, rasentando il muro, seguita dalla Carmela che le andava dietro tutta assonnata.
Da Piazza della Signoria, venne un tocco.
— E una….a…a… – vociò la guardia notturna sul Ponte Vecchio.
Donna Bettina, fermandosi di botto, restò perplessa, mentre da tutti i campanili si staccò, si sciolse nel silenzio, un tocco, uno solo.
Anche la Carmela si era fermata e parve svegliarsi.
— Gesù! Gesù! – disse. – Ma è notte. A che ora ci ha fatto alzare? Sfido io che ho tanto sonno.
La vecchia signora parve un momento confusa, poi disse, rapida, in tono dimesso che non le era abituale:
— Certo la sveglia è guasta.
— O l’avrà messa male lei – ribattè la Carmela.
— Può anche darsi, può anche darsi; uno sbaglio può accadere a tutti e di infallibile non c’è che il Papa. Sua Santità il Papa.
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