(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Racconti storici e morali di Cesare Cantù.

Dall’incipit del libro:

Alli 6 ottobre anno 1806 compivo i trentanove anni, e abitavo in una cameretta da studente a Berlino. Quando mi svegliai, le campane sonavano della bella, che era domenica: e un sudor freddo mi corse tra pelle e pelle al riflettere che, fra un anno, questo sarebbe il mio quarantesimo giorno natalizio. – Il quarantesimo! A diciannove anni un giovane sospira il ventesimo, perchè fino a quello non gli pare di trovarsi a livello del mondo: a ventinove comincia a far il viso dell’armi al trentesimo anniversario che si avvicina: le illusioni della vita sono ite in dileguo. Ma il quarantesimo!… Ah, quarant’anni, e ancora senza impiego, senza uno stato! Era il mio caso nè più nè meno, eppure non era colpa mia. Risolsi dunque tra me e me, finchè durassi nell’ordine de’ celibatarj, di non aver mai più di trentanove, nè meno di trentott’anni. Presa questa disperata deliberazione, mi alzai, e mi posi a dosso gli abiti da festa: ma l’anima era colma d’amaritudine… Roba di chiodi! Fra poco quarant’anni sulle spalle, e ancora solo, e niente più che un povero candidatus theologiæ senza posto, senza avvenire! Neppure un impieghetto di professorello in città avevo potuto buscare; a che dunque tutto il mio sapere, l’instancabile zelo mio, la mia vita esemplare?