Questo testo di Stuart Mill, scritto nel 1827-30 ma pubblicato nel 1844, è composto da cinque saggi. Tre saggi si riferiscono a questioni prettamente economiche, mentre gli altri due prendono in esame questioni di carattere più generale e teorico a livello definitorio di concetti.
Il primo saggio, che secondo alcuni autori, è il più importante e interessante di tutta la raccolta, prendendo spunto dal volume di David Ricardo On the Principles of Political Economy and Taxation, del 1817, aggiornato con le edizioni del 1819 e 1821, – quindi all’epoca della scrittura di questi saggi da parte di Mill recente – approfondisce alcune questioni non compiutamente esaminate da Ricardo.
Robert Torrens aveva intravisto e David Ricardo aveva precisato la teoria dei costi comparati nel caso di commercio fra nazioni diverse con costi di produzione diversi e diversa necessità interna di questi prodotti. Egli aveva dimostrato i vantaggi di questo commercio internazionale; però non aveva approfondito come questi fossero suddivisi fra le due nazioni fra loro commercianti. Il saggio, molto articolato e molto esemplificato, cerca di risolvere descrittivamente il problema dei vantaggi dei due stati che commerciano fra di loro nel caso – come prima detto – di costi di produzione differenti ed in presenza di molti altri elementi differenziali.
Come affrontato da Mill il problema, esige una complicata descrizione ed esemplificazione.
Vilfredo Pareto trattando questo identico problema a fine ottocento, con l’uso di un apparato matematico, ritiene che la dimostrazione può essere fatta senza far ricorso alla matematica – come fatto da Mill –, ma risulterebbe né molto breve né molto chiara (vedi Vilfredo Pareto, Corso di Economia Politica, Einaudi, 1953, vol. II, par. 852÷872).
Il secondo saggio tratta l’influenza dei consumi. In questo secondo saggio Mill non fa riferimento, come nel saggio precedente, al testo ed alle risultanze di Ricardo, ma si riferisce ad economisti a lui precedenti: dice in modo più generico “prima della venuta di que’ grandi scrittori”, riferendosi, presumibilmente, ad epoche anteriori ad Adam Smith. Quindi egli analizza, sempre in modo molto puntuale, sia la produzione che il consumo e le varie relazioni fra di esse, rigettando le opinioni fallaci, e le convinzioni degli economisti precedenti (anteriori presumibilmente alla cosiddetta Scuola Classica); come ad esempio quella comune opinione che la ricchezza dipendesse dal numero di consumatori. E di conseguenza, respinto questo principio, egli distingue fra consumo produttivo, l’unico generatore di ricchezza, e consumo improduttivo, che invece non genera ricchezza.
Il quarto saggio tratta dei profitti e dell’interesse. Dopo aver respinto il concetto di “potenza produttiva del capitale” come generatrice di profitto, egli esamina, come negli altri saggi, in modo estremamente puntuale i vari elementi: capitale, produzione, lavoro, salari, interesse, introducendo il concetto di “potenza produttiva del lavoro”.
Gli altri due saggi hanno un carattere più generale e filosofico. Non prendono in esame problemi economici specifici, ma aspetti che riguardano la scienza economica in generale.
Nel terzo saggio Mill prende in esame gli aggettivi produttivo e improduttivo, che a suo giudizio erano stati usati da parecchi autori con più o meno latitudine pervenendo a risultati affetti da ambiguità. Egli ne fa una ampia disamina, collegandoli anche ad altri concetti economici come la ricchezza e la produzione. Egli introduce pure la distinzione fra prodotti materiali ed immateriali che gli economisti precedenti non avevano preso in giusta considerazione.
Nell’ultimo saggio si pone inizialmente il problema della definizione in generale di una qualsiasi scienza. Esaminato in generale questo problema affronta quello della definizione specifica di Economia Politica. Prende le mosse da quello che è considerato il punto di partenza dell’Economia Politica classica: l’opera di Adam Smith. Dopo approfondite disamine egli perviene a più definizioni di cosa debba intendersi la scienza “Economia Politica”. Ciascuna di queste definizioni, che sono complementari fra loro, viene posta in relazione con le altre scienze – fisiche, matematiche, sociali, ecc. – e analizza e confronta diversi metodi usati nelle altre scienze rispetto a quelle usate nella Economia Politica.
Sinossi a cura di Piero Giuseppe Perduca
Dall’incipit del libro:
Tra le verità delle quali l’Economia Politica ha fatto tesoro, per opera di Ricardo, nessuna ha maggiormente contribuito a dare a questo ramo dello scibile umano il carattere comparativamente esatto ch’esso oggidì possiede, che la più accurata analisi da lui fatta della natura del vantaggio che le nazioni ritraggono dal reciproco scambio dei loro prodotti. Prima di lui, i benefizii del traffico straniero supponevansi, anche dai più filosofici indagatori, consistere nello aprire l’adito allo smercio della ricchezza superflua, o nello abilitare una porzione del capitale nazionale ad investirsi con profitto. La futilità della teorica involta in queste e somiglianti frasi, era una ovvia conseguenza delle speculazioni di scrittori anteriori a Ricardo. Ma egli, primo, nel capitolo sul commercio straniero de’ suoi immortali Principii d’Economia Politica e di Finanza, sostituì ai concetti antecedenti inesatti e talora anche falsi, intorno ai vantaggi del traffico, una filosofica esposizione che spiega, con rigorosa precisione, la natura di quei vantaggi, e fornisce un’accurata misura del loro ammontare.
Egli dimostrò che il vantaggio di uno scambio di prodotti tra nazioni consiste semplicemente ed unicamente in ciò, che esso scambio abilita ognuna di quelle ad ottenere, con un dato ammontare di lavoro e di capitale, una maggiore quantità di tutti i prodotti presi insieme.
Scarica gratis: Saggi sopra alcune questioni non ancora risolute d’economia politica di John Stuart Mill.