In questi brevi brani, costituiti generalmente di un solo movimento bipartito, Scarlatti si dimostrò pioniere di tecniche tastieristiche nuove per i suoi tempi, come arpeggi, note ribattute in agilità, incroci delle mani, ottave spezzate e percosse, doppie note: tutte difficoltà tecniche da padroneggiare progressivamente, a mano a mano che il compositore svela le potenzialità timbriche, melodiche e ritmiche della sua scrittura ricca e articolata.

Dal punto di vista dello stile, le sue sonate sono caratterizzate da una rapidissima mobilità espressiva, e da una grande inventiva armonica, con l’impiego di accordi spesso sorprendenti.

È proprio la sua opera cembalistica, più che quella teatrale, a costituire la maggiore eredità del musicista napoletano, e ciò è dimostrato anche dal peso ad essa attribuito dalla tradizione didattica non solo cembalistica, ma anche pianistica. Esistono inoltre quattro sonate per organo, ed un numero cospicuo di brani in cui Scarlatti impiega un piccolo “ensemble” strumentale (generalmente per strumento solista e basso continuo). Alcune sono ricche di audacia armonica, con l’uso di dissonanze e modulazioni anche non convenzionali per la sua epoca.

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_Scarlatti

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