Pubblicato Storia della letteratura italiana del cav. Abate Girolamo Tiraboschi. Tomo IV – Parte II: Dall’anno MCLXXXIII fino all’anno MCCC di Girolamo Tiraboschi.

Dall’incipit del libro:

Fra tutte le scienze a cui gl’Italiani ne’ tempi di cui trattiamo si rivolgevano, la Giurisprudenza godeva, direi quasi, del primato di antichità e di onore. Essa in fatti era prima di ogni altra risorta in Italia; essa in molte città avea aperte pubbliche scuole; essa contava tra’ suoi coltivatori uomini d’ingegno e di sapere non ordinario; essa da tutte le parti d’Europa avea condotte in Italia numerose schiere di giovani; essa in somma potea vantarsi a ragione di aver procurato all’Italia il glorioso titolo di madre delle scienze. Quindi non è maraviglia che i professori della giurisprudenza fossero rimirati come altrettanti oracoli, e che loro si concedessero privilegi ed onori bramati invano da altri; e che le città d’Italia gareggiassero tra loro nell’invitarli con ampissimi premj alle loro scuole. Ne vedremo più esempj nel ragionare, che in questo capo faremo, dei più celebri giureconsulti di questa età. Ma prima ci convien ricercare quai mutazioni allor sofferisse la romana giurisprudenza. Essa avea omai fatto dimenticare tutte le altre leggi colle quali era stato, ed era ancor lecito agl’Italiani il regolarsi; e appena vi era chi si ricordasse delle leggi longobarde e delle saliche. Lo studio dunque delle leggi romane bastar poteva a’ giureconsulti per insegnar nelle scuole, e per decidere ne’ tribunali. Ma la pace di Costanza, di cui abbiam parlato nel primo capo del libro primo, diede origine ad altre leggi, nelle quali pure convenne ai giureconsulti diligentemente istruirsi.