Pubblicato Tarass Bulba di Nikolaj Vasilevič Gogol. Contiene Il pastrano dai Racconti di Pietroburgo.
Dall’incipit del libro:
«Ma vòltati in qua, figliuolo! Quanto sei buffo! Che specie di sottane vi hanno messo addosso? E vanno tutti in giro così alla accademia?». Con queste parole il vecchio Bulba accolse i suoi due figliuoli che avevano studiato al seminario di Kiev e ora tornavano a casa dal padre. I figliuoli erano appena smontati da cavallo. Erano due giovani dall’aspetto ancora impacciato, come seminaristi allora usciti di scuola. I loro visi energici, sani erano coperti da una lanuggine non per anco tocca dal rasoio. Confusi per quell’accoglienza del padre, stavano immobili, con gli occhi fissi in terra. «Fermi, fermi! Lasciate che vi guardi un poco», seguitò il vecchio, rigirandoli da tutte le parti, «che lunghi palandrani avete addosso! Non ce ne sono dei simili al mondo! Si provi a correre uno di voi altri! Starò a vedere se non inciampa nelle falde e ruzzola in terra». «Non ridere, non ridere, padre!»; disse finalmente il maggiore dei due. «Guarda come pigli fuoco! E perchè non dovrei ridere?». «Perchè no. Quantunque tu sia mio padre, se seguiti a ridere, per Dio! ti acconcerò io!». «Ah! che figlio sei! Come? A tuo padre?», disse Tarass Bulba, facendo con maraviglia alcuni passi indietro.