Pubblicato Versi di Guy de Maupassant.
Dall’incipit del libro:
È dunque vero? Avevo creduto dapprima ad uno scherzo! Ma no, m’inchino. Ebbene, come sono carini a Étampes! Dobbiamo forse esser soggetti a tutti i tribunali del territorio francese, le colonie comprese? E come mai si può dare che un lavoro in versi, pubblicato tempo fa a Parigi, in un giornale che non esiste più, sia criminoso dal momento che vien riprodotto da un giornale di provincia? A che cosa mai ci obbligano ora? Che cosa bisogna scrivere? In qual Beozia viviamo! «Prevenuto per oltraggio ai costumi e alla morale pubblica», due sinonimi, formanti due capi d’accusa. Per me avevo da scontare un terzo capo, un terzo oltraggio «e alla morale religiosa», quando comparvi dinanzi alla 8.a camera con la mia Bovary: processo, che mi ha fatto una gigantesca réclame, alla quale attribuisco i due terzi del mio successo. In breve, io non vi capisco proprio nulla! Sei tu la vittima di qualche vendetta? V’è del losco là sotto. Voglion essi invilire la Repubblica? Sì, può essere! Che vi si perseguiti per un articolo politico, sia; benchè io sfidi tutti i tribunali a provarmi a che cosa ciò abbia mai potuto servire. Ma per della letteratura, per dei versi, no! È un eccesso! Ti risponderanno che la tua poesia ha «tendenze» oscene. Con la teoria delle tendenze si va ben lontani, e bisognerebbe intenderci su questa questione: «La moralità nell’arte.» Ciò che è bello è morale; ecco tutto, secondo me. La poesia, come il sole, mette dell’oro sul letame. Tanto peggio per quelli che non lo vedono.