Pubblicato Voci e cose del vecchio Piemonte di Alberto Viriglio.
Dall’incipit del libro:
I lettori del mio libro di vecchiumi, Torino e i Torinesi, non avranno dimenticata la simpatica figura della buona nonna, tutta brio, garbo e cuore, che vestiva di seta color “pulce cangiante” e portava mitene di filosso alte su fino al gomito.
Arca di scienza in gonnella, pozzo di erudizione in tema di storielle, malizie, tradizioni arcaiche, minute corbellature d’atti o di parole, interpellanze burlevoli e canzoncine. A servizio delle quali ultime recava un filo di voce tenue sì ma perfettamente intonato, in quanto fosse amantissima di musica e ricordasse con particolare soddisfazione d’avere chiacchierato nel novembre 1834 con Gaetano Donizetti, assistito nel 1837 a uno dei concerti indiavolati di Niccolò Paganini, nonchè “sentiti” o al Teatro Grande ovvero a quello di Sua Altezza Serenissima il sig. Principe di Carignano, la Grisi, Donzelli, Erminia Frezzolini, Fraschini, Marietta Gazzaniga, Beaucardé, Maria Alboni.
Amava infiorare il discorso di quei modi vernacoli i quali hanno più direttamente rapporto alla città di Torino. Chi è minacciato di bolletta esclama: “I peuss ’ndè a mangè su le giaire dë Stura”. Se un monello propone un cazzotto ad un collega, raro è che il destinatario non opponga: “Prima venta ch’it vade a lavete le man ’n Po e suvetie ’n Doira”. Chi smarrisca un oggetto e ne cerchi conto ode spesso rimbeccarglisi: “L’ài vëdulô sul pônt de Stura ch’a criava poca cura”.